“Ricordare il convegno e riproporne l’approccio è un’occasione per la comunità cristiana di riconsiderare e rinnovare la propria vocazione alla carità. Ma è anche un’offerta di collaborazione, è un richiamo alla corresponsabilità rivolto all’insieme della comunità urbana”. Così il card. Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, a proposito dei cinquanta anni trascorsi dalla Conferenza sui “mali di Roma”, ricordati oggi pomeriggio presso il vicariato. L’evento di allora, che si tenne il 15 febbraio 1974 presso la basilica di San Giovanni, aveva al centro i problemi che affliggevano la Capitale e interrogavano la comunità cristiana e fu a lungo preparato dal card. Ugo Poletti, in quegli anni vicario generale, e da mons. Luigi Di Liegro, responsabile dell’Ufficio pastorale del vicariato. “La Roma di oggi è molto cambiata – ha affermato il card. De Donatis -. Le attese di carità e giustizia sono in parte le medesime e in parte nuove ma tutte in attesa di risposta”. Oggi come allora, ha sottolineato il cardinale, la Capitale è alle prese con quattro ambiti centrali, lavoro, casa, salute e scuola, ai quali il vicariato nei prossimi mesi dedicherà delle occasioni di confronto. “Roma condivide con tutte le grandi città un ruolo ambivalente. Esse sono i luoghi dove si concentrano le risorse finanziarie le competenze, le imprese, il lavoro ma sono anche gli spazi dove sono più forti diseguaglianze e marginalità tensioni e conflitti. Accanto ad essi ci sono però nella città tanti segni di energia positiva, di solidarietà di ben operare nelle dimensioni pubbliche private sociali dalle quali poter partire”. “Non è un problema per poveri – ha evidenziato il porporato -. È un problema per tutti. Tutta la città perde il suo carattere di comunità, di spazio civile civilizzato e condiviso, di trama di relazioni tra le persone e le generazioni. Il convegno del 1974 partendo dalle attese dei poveri, cercò di intravedere il traguardo di una città ordinata dalla giustizia, capace di accogliere chi corre e chi cade, gli spiriti forti e le persone fragili; i nativi e gli stranieri, i giovani e i loro desideri insieme ai vecchi e ai loro ricordi. La città di tutti”.