Terra Santa: Quaresima, Patton (Custode) “fare attenzione a non simulare di essere discepoli di Gesù, a non ostentare elemosina, preghiera e digiuno”

Custode Francesco Patton

“C’è un atteggiamento che dobbiamo evitare, ‘comportarci da ipocriti’, se vogliamo essere graditi al Padre e c’è un atteggiamento che dobbiamo invece coltivare, ‘fare tutto nel segreto’ perché il Padre vede nel segreto’”: all’inizio della Quaresima, dal convento di San Salvatore, a Gerusalemme, a lanciare questa raccomandazione è il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton. Durante la liturgia del Mercoledì delle Ceneri, riferisce la Custodia di Terra Santa, il religioso ha chiesto di “fare attenzione a non simulare di essere discepoli di Gesù, a non ostentare elemosina, preghiera e digiuno. Un conto è recitare e un altro è essere persone autentiche”. Questo rischio, “nella società dell’immagine in cui noi viviamo, lo corriamo tutti. Qual è il motivo vero – chiede Patton – per cui postiamo sui social tutto quello che ci può far sembrare belli, bravi (e magari anche santi) agli occhi degli altri? È il bisogno di essere riconosciuti, applauditi, cercati. Forse qualche volta – proprio al momento in cui postiamo narcisisticamente noi stessi e ciò che facciamo su Facebook o su X o su Instagram – dovremmo dire a noi stessi: ‘Hai già ricevuto la tua ricompensa, non illuderti o non pretendere così di piacere anche al Padre’”. Nasce da qui l’atteggiamento da coltivare: “fare tutto nel segreto perché il Padre vede nel segreto. Siamo invitati a digiunare, pregare e condividere e a fare qualsiasi opera buona semplicemente perché sono cose che hanno un valore in sé e le facciamo per Dio, anziché per essere notati. E solo in questo caso il Padre ci ricompensa, e lo fa donandoci quella serenità interiore che è frutto di una coscienza che sa di aver agito in modo retto e coerente. Anzi, solo in questo caso dimostriamo di essere persone adulte e mature che scelgono di fare il bene perché è bene e non per aumentare il numero di followers”. “Digiuno, preghiera e elemosina” diventano così “un modo per prendere contatto con noi stessi, con Dio e con il prossimo in modo autentico e profondo: il digiuno ci rende coscienti del fatto che siamo creature e ci rende sensibili ai bisogni altrui; la preghiera ci fa prendere coscienza dell’essere figli di un unico Padre e ci apre alla relazione fraterna; l’elemosina (parola greca che significa misericordia) ci rende coscienti che, come il Padre, è misericordioso verso di noi così anche noi dobbiamo imparare ad esserlo verso i nostri fratelli attraverso la condivisione dei nostri beni”.

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