“Oggi, per affrontare il problema del Mediterraneo”, occorrerebbe “scoperchiare paure, egoismi, interessi personali e comunitari, economici e politici, che, potremmo dire, gettano in mare il rispetto della vita e della dignità di ogni essere umano”. Così l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, nel suo messaggio al convegno internazionale “Mediterraneo oltre i confini: le imprese al centro delle sfide per lo sviluppo sostenibile” in corso oggi a Lecce, in occasione del 50° di R.I.Group di Trepuzzi (Lecce). Nel ricordare che Gesù, “all’inizio della Sua missione, scende sulle rive del Mare di Galilea, sceglie tra alcuni pescatori i suoi apostoli e chiede loro di seguirLo”, l’arcivescovo osserva: “Queste parole, oggi, ci possono far tremare. Accade, infatti, di ‘pescare’ uomini, donne e bambini; vivi, morti, feriti, fuggiaschi, disperati, partiti soli o rimasti soli; provenienti da luoghi diversi, da cui cercano una via di fuga proprio in mare. Lo sanno bene, in particolare, i nostri militari”. E se Gesù “non teme coloro che arrivano sulle rive del mare ma accoglie, sfama, guarisce; restituisce alla vita e reintegra nella vita della comunità coloro che, per qualche malattia o estraneità, ne sono esclusi o scartati”, per mons. Marcianò, questo é “richiesto anche a noi, senza dimenticare che il mare, nella storia, è stato anche una straordinaria via di comunicazione, capace di portare non solo a scambi economici o alla diffusione di mercanzie diverse, ma a una crescita di civiltà, a una condivisione della cultura, dell’arte, della bellezza…Ogni mare: tanto più il nostro Mediterraneo. Così, mentre sulla terra si rafforzavano le difese dei confini e delle fortezze, il mare poteva affratellare. E può ancora farlo!”.