“È una notizia terribile”: il commento del premio Nobel per la pace Dmitry Muratov, alla morte del dissidente Aleksey Navalny. Mentre circola l’ipotesi che un “coagulo di sangue” abbia fermato la vita di Navalny, Muratov dichiara: “sono sicuro che il coagulo di sangue (se è stato lui) è una diretta conseguenza della sua 27ma condanna in cella di punizione”, che significa “immobilità, cibo ipocalorico, mancanza d’aria, freddo costante”. Alexei Navalny sarebbe stato quindi sottoposto a tormenti e torture per tre anni, cosa che il corpo non può sopportare, ed è quindi vittima di un omicidio. E aggiunge in un post scriptum Muratov: “tutto il personale medico che opera nella colonia deve essere dotato di videoregistratori. Chiederemo la documentazione: quando sono arrivati i medici, come è stata fornita l’assistenza, se sono state sfruttate tutte le opportunità per salvarlo”.
“Un mese prima della sua ‘elezione’ e dopo essere stato estremamente ispirato dal messaggio trasmesso da Trump attraverso Tucker Carslon, Putin, che ritengo abbia responsabilità in quanto accaduto, in questo modo è come se avesse inviato il messaggio a tutti coloro che credono che la dittatura e la guerra possano avere un’alternativa”. Così ha scritto Kirill Martynov, il caporedattore di Novaja Gazeta Europa, la testata che si è dovuta trasferire in Europa per poter sopravvivere alla censura imposta da Putin. Il 17 marzo prossimo sono infatti previste le elezioni per il rinnovo della Duma, e il leader dell’opposizione Mikhail Khodorkovsky ha invitato tutti i russi a partecipare al voto e a scrivere sulla scheda il nome il nome Alexei Navalny.
Oleg Orlov, co-presidente di “Memorial”, e attivista per i diritti umani, ha scritto: “è una notizia troppo terribile, una tragedia per tutti noi, per tutta la Russia. Non ho parole, non riesco a dire nulla”.