“Il tempo liturgico della Quaresima ci viene donato dalla madre Chiesa come scuola di pentimento e conversione – attraverso un pellegrinaggio interiore alle sorgenti stesse della fede –, per riconsiderare la nostra vita alla luce della rinascita battesimale ‘da acqua e da Spirito’”. Lo scrive l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nel suo messaggio alla diocesi per la Quaresima. “La Chiesa ha fiducia che il pellegrinaggio interiore della conversione quaresimale sia capace di sprigionare l’amore di Dio riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito Santo, nella rinascita e nell’unzione crismale battesimale – la nostra prima Pasqua –, quando anche noi siamo morti e risorti con Cristo – aggiunge -. Ma se la Quaresima, con la tensione pasquale che la connota, mira a riattivare nei credenti l’amore di Dio”.
Soffermandosi sulla “percezione collettiva che attualmente prevale nella Casa comune – nelle nostre città e nel pianeta Terra”, indica “l’inaridimento dei cuori, il raffreddamento dell’amore, l’avanzare dell’odio e della violenza”. “Sono sotto i nostri occhi le opere della sclerocardia, dei cuori pietrificati non più irrorati dall’amore di Dio, non più animati dallo Spirito”. Ma – evidenzia l’arcivescovo – “il nostro è un tempo opportuno per cuori che vogliono resistere al raffreddamento, per discepole e discepoli del Signore Gesù, per comunità cristiane, che si convertono continuamente all’amore”.
Dal messaggio di mons. Lorefice emerge una consapevolezza di fondo: “La Quaresima è paradigma dell’impegno continuo di trasformazione che accompagna tutta la vita cristiana, ‘bottega di spiritualità e di umanità’ dove si apprende e si esercita l’arte di discendere nel cuore. Nell’economia dell’Anno liturgico è un’opportunità offerta dalla madre Chiesa per ritornare a rivolgere lo sguardo a Cristo dopo averlo distolto da se stessi e da ciò che seduce e svia il cuore umano e la coscienza cristiana”. “Una autentica conversione, alimentata dalla lettura orante delle Scritture, ricca dei frutti del digiuno e di una vita sobria capace di semplicità e di presa di distanza dall’apparire e dall’idolatria delle cose, rende generosi e creativi ‘elemosinieri’, attenti al prossimo e capaci di comprenderne la sofferenza, servi dell’amore e artigiani di carità nei vari ambiti della vita, dalla famiglia alla professione, dal pianerottolo alla strada, in comunità e ‘nell’atrio dei gentili’”.
In questo periodo, il “contapreghiere” di santa Rosalia è stato trasferito nel Seminario arcivescovile. Il prezioso reliquiario, rinvenuto il 15 luglio del 1624, accompagnerà i seminaristi durante il tempo della Quaresima.