Quaresima: mons. Napolioni (Cremona), “un impegno personale e diffuso” per dare ai detenuti in carcere “un segno di speranza”

“Un impegno personale e diffuso a non ignorare l’appello che ci viene dal Signore stesso: ‘ero in carcere e siete venuti e visitarmi’ (Mt 25,36)”. A chiederlo è il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, nel Messaggio per la Quaresima 2024. “Solo così – scrive – ci sarà più giustizia, impregnata della misericordia operosa del Padre”.
“Non spetta alla Chiesa sostituirsi a chi deve amministrare la giustizia e accompagnare la riabilitazione e il reinserimento nella società di quanti hanno fatto colpevolmente del male agli altri, alla società, e anche a se stessi – afferma il presule -. Spetta però a noi cristiani attualizzare in ogni modo la vocazione” che il profeta Isaia canta, ed essere strumenti di evangelizzazione, di cura e di liberazione. Di ciò che l’amore di Dio vuole fare per noi, per tutti, per gli ultimi, per i malcapitati e, anche se ci sembra difficile da accettare, per i malfattori”. Per questo, “dobbiamo far sì che la prigione, breve o lunga che sia la detenzione, non peggiori le persone ma le custodisca, le corregga, le aiuti a ritrovare se stesse, sulla via della necessaria redenzione”. A questo fine, nella Quaresima di quest’anno la Caritas diocesana propone a tutte le comunità di partecipare concretamente al progetto “Dare speranza alla giustizia”, perché le vie della giustizia siano anche “sentieri di speranza”. Nel 2024 la Caritas di Cremona vorrebbe promuovere percorsi di integrazione sul territorio di persone in carcere che hanno possibilità di svolgere all’esterno attività di lavoro, studio e volontariato, con l’aiuto di tutti. La legge consente anche di attivare convenzioni per favorire il reinserimento sociale attraverso pene alternative alla detenzione.  Di qui l’invito del presule alle comunità a “riflettere su tutto questo, utilizzando i materiali che verranno diffusi, ascoltando le testimonianze di chi opera nel carcere, dedicando a questo l’attenzione della preghiera, e magari donando qualche kit di vestiti o qualche colomba pasquale, perché un segno di speranza incarni la Pasqua anche tra questi nostri fratelli in cammino verso la luce di una più matura libertà”.

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