Quaresima: mons. Marcianò (Omi), “digiuno, elemosina e preghiera”

Digiuno, elemosina e preghiera: sono i tre atteggiamenti da assumere “per portare luce dei deserti di oggi e per camminare verso la liberazione da tutte le nostre schiavitù”. È quanto scrive l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, nel suo Messaggio per la Quaresima 2024, intitolato “La luce del deserto”. L’arcivescovo castrense individua il deserto nelle “città rase al suolo dalla guerra, disseminate di cadaveri, diventate prigioni di ostaggi invisibili, nella terra avvelenata dall’irresponsabilità umana e spenta della biodiversità che svuota anche il mare, nel mare nelle cui profondità annegano sempre più spesso uomini, donne e bambini, nella solitudine dei poveri ignorati, degli anziani dimenticati, dei malati abbandonati, dei bambini rifiutati, specie quelli che non hanno mai visto la luce, nella fretta che affoga le relazioni umane nella produttività, nell’ambizione, nell’avidità, nell’interesse”. Per attraversare questi deserti, scrive mons. Marcianò, occorre riscoprire “la luce anche della notte, quella che si vede solo nel buio, quando persino le stelle si possono contare. La luce è la prima creatura di Dio, che rende il creato evidente. La luce ci permette di vedere che il mondo non è un deserto, non è deserto; che non c’è deserto che non sia abitato. E il cammino di Quaresima ci aiuta a scoprirlo”. Da qui la proposta del digiuno che “illumina i nostri deserti interiori e ci fa intravedere la bellezza dell’immagine di Dio”, dell’elemosina che “allarga il nostro sguardo e ci fa accorgere che l’altro non è un miraggio di cui avere paura ma il compagno di viaggio con cui camminare, il piccolo e il povero da servire” e della preghiera che “ci fa alzare lo sguardo verso la Luce vera e incontrare, nello stupore della fede, quel Dio che prende la Croce dei nostri deserti interiori e abita ogni deserto umano, facendolo fiorire”.

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