Gli impatti negativi delle attività aziendali sui diritti umani e sull’ambiente non sono fattori esterni né occasionali ma “sono spesso le conseguenze di un sistema economico che antepone il profitto alle persone e l’estrazione di ricchezza alla cura del pianeta”. Lo affermano i vescovi della Comece (la Commissione degli episcopati dell’Ue) alla vigilia del voto domani al Consiglio Ue della direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. La direttiva definisce gli obblighi delle grandi società relativamente agli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull’ambiente per quanto riguarda le loro attività, quelle delle loro filiazioni e quelle svolte dai loro partner commerciali. In una dichiarazione congiunta diffusa oggi, Comece e Cisde (una rete di organizzazioni cattoliche che lavorano per la giustizia sociale) invitano i governi degli Stati membri dell’Ue a votare la direttiva perché l’obbligo di una responsabilità corporativa verso i diritti umani e l’ambiente “potrebbe diventare una realtà dopo molti anni di sforzi di sensibilizzazione da parte della società civile e delle organizzazioni religiose”. “Spetta ora al Consiglio dell’Unione Europea garantire che la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) venga adottata”. Cisde e Comece chiedono pertanto ai governi degli Stati membri dell’UE di adottare “urgentemente” il testo di una legge risultante dai negoziati del trilogo politico tenutisi lo scorso dicembre. “Ora più che mai, abbiamo bisogno di un dovere di diligenza obbligatoria nella catena di fornitura per fermare gli abusi aziendali e garantire la solidarietà globale”.