“Quando prendiamo le distanze dagli altri per pensare a noi stessi, quando riduciamo il mondo alle mura del nostro star bene, quando crediamo che il problema siano sempre e solo gli altri”. Sono tutti casi di “lebbra dell’anima”, una malattia “che ci rende insensibili all’amore, alla compassione, che ci distrugge attraverso le cancrene dell’egoismo, del preconcetto, dell’indifferenza e dell’intolleranza”. A fare la diagnosi è stato il Papa, nell’omelia per la canonizzazione della prima santa argentina, Maria Antonia di San Giuseppe de Paz y Figueroa, conosciuta come “Mama Antula” (1730–1799), fondatrice della casa di esercizi spirituali a Buenos Aires. Prima e a conclusione della celebrazione eucaristica presieduta in San Pietro, alla presenza ci circa 5.500 persone, Francesco ha salutato il presidente argentino, Javier Gerardo Milei. “Stiamo attenti, fratelli e sorelle, anche perché, come per le prime macchioline di lebbra, che compaiono sulla pelle nella fase iniziale del male, se non si interviene subito, l’infezione cresce e diventa devastante”, il monito del Papa, secondo il quale l’antidoto “è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza”. Mama Antula, il ritratto di Francesco, “è stata una viandante dello Spirito”: “Ha percorso migliaia di chilometri a piedi, attraverso deserti e strade pericolose, per portare Dio. Oggi è per noi un modello di fervore e audacia apostolica. Quando i Gesuiti furono espulsi, lo Spirito accese in lei una fiamma missionaria basata sulla fiducia nella Provvidenza e sulla perseveranza. Invocò l’intercessione di San Giuseppe e, per non stancarlo troppo, pure quella di san Gaetano Thiene. Per questo motivo introdusse la devozione a quest’ultimo, e la sua prima immagine arrivò a Buenos Aires nel secolo XVIII. Grazie a Mama Antula questo santo, intercessore della Divina Provvidenza, si fece strada nelle case, nei quartieri, nei trasporti, nei negozi, nelle fabbriche, e nei cuori, per offrire una vita dignitosa attraverso il lavoro, la giustizia, il pane quotidiano sulla tavola dei poveri”.