“A Cutro è morta l’umanità”. Ne è convinto mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei, intervenuto sabato a Verona al primo tavolo tematico che condurrà all’Arena di pace 2024, in preparazione alla visita di Papa Francesco, a Verona il prossimo 18 maggio. Un approfondimento intenso ed appassionante all’interno del mondo dell’immigrazione, soprattutto in Italia. E proprio perché l’episodio non costituisce un caso isolato – ha evidenziato il presule –, sull’immigrazione ci giochiamo la civiltà e tutti i valori che reggono la nostra democrazie”. “Noto – ha poi proseguito –, che noi credenti siamo divisi e divisivi rispetto all’immigrazione, siamo divisi sui fratelli immigrati. Ma io non capisco come l’accoglienza non possa essere il paradigma di tutti i credenti”. L’affondo poi è stato sull’approccio ideologico-emergenziale con cui troppo spesso viene affrontata la questione. “Per andare contro il male della banalità – ha sottolineato mons. Savino –, la vera soluzione è una soltanto ed è racchiusa in quell’enciclica che ritengo la profezia di questo terzo millennio: si chiama fraternità”. Di qui l’appello: “Cittadini di buona volontà, uniamoci e includiamo legalmente e democraticamente i nostri fratelli e sorelle immigrati perché la fraternità è il grande sogno di Dio. Sogniamo la fraternità possibile e inclusiva perché solo su questo possiamo costruire un mondo bello per i nostri figli”.