Giornata del malato: mons. Parisi (Lamezia Terme), “non c’è malattia che possa annullare l’uomo, ogni vita è degna di essere vissuta”

“Di fronte alla persona ammalata, siamo chiamati ad assumere lo stile stesso di Dio manifestato da Gesù. Quando Gesù si fa carico della persona ammalata, ricrea l’umanità, la riporta allo splendore dell’immagine originaria di Dio. Non c’è malattia che possa annullare la dignità dell’uomo. La malattia potrà togliere la forza, la parola, le gambe, ma non la dignità. Ogni vita è degna di essere vissuta e si può vivere se accanto agli ammalati ci sono coloro che, con compassione, se ne prendono cura”. Lo ha affermato sabato il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, che, alla vigilia della 32ª Giornata mondiale del malato, in occasione del passaggio in diocesi dell’effigie pellegrina della Madonna di Lourdes a cura della sottosezione lametina dell’Unitalsi, ha presieduto la celebrazione eucaristica in Cattedrale, alla presenza dei volontari unitalsiani.
“In un contesto sociale che tende a considerare la malattia come un peso, il malato stesso come un peso – ha ammonito il presule – noi dobbiamo affermare che non c’è malattia che possa annullare l’uomo”. “La malattia – ha osservato – è un appello alla comunità dei credenti a non abbandonare nessuno, perché la vicinanza della comunità cristiana ai fratelli ammalati è segno della vicinanza stessa di Dio. Nell’ammalato c’è Cristo stesso e noi, servendo la carne dell’ammalato, curiamo la carne di Cristo nei nostri fratelli”. “Questo – ha proseguito mons. Parisi – è il servizio che ci viene richiesto: non bloccarsi davanti alla malattia, non lasciarsi sconfiggere dal dramma del male, ma entrare nella ferita dell’umanità per mettervi dentro il seme della vita bella che il Signore ci ha voluto donare”. Dal vescovo l’invito ad assumere lo stile della compassione di Gesù che “non è commiserazione, non è dire ‘poverino, mi dispiace…’, ma è l’assunzione sulla mia carne della croce dell’altro, è soffrire insieme a lui”. “Quelli che stanno più vicini agli ammalati, sanno bene che gli ammalati non hanno bisogno di chiacchiere, ma di vicinanza”, ha rilevato il vescovo, aggiungendo che “accanto all’ammalato, a volte non c’è bisogno di parole. Basta stare accanto, anche nel silenzio, rompere l’abbandono e la solitudine facendo sentire la nostra prossimità”. “Dobbiamo ringraziarvi, cari ammalati, perché voi che siete considerati i più deboli, siete i più forti”, il tributo di mons. Parisi che ha voluto anche esprimere il proprio “grazie a voi che servite ogni giorno gli ammalati”.

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