La chiesa parrocchiale di San Pio X in Reggio Emilia ha accolto la sera di giovedì 8 febbraio la preghiera ecumenica contro la tratta di persone; la liturgia è stata presieduta dall’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla Giacomo Morandi. Lo riferisce un comunicato diffuso stamattina.
La riflessione del presule si è incentrata sull’episodio dell’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo. La sete, l’affaticamento, ma soprattutto il desiderio dell’acqua – non solo di quella materiale: da ciò si insatura il dialogo tra Cristo e la donna. La veglia, che ha contemplato la lettura di drammatiche testimonianze di atroci sofferenze, umiliazioni, violenze fisiche e morali inflitte a persone migranti, è stata l’occasione di un’intensa preghiera fatta in italiano e in inglese. “È demoniaco – ha sottolineato mons. Morandi – che l’uomo sia il carnefice della sorella e del fratello; ecco la necessità di essere compagni di viaggio, di esser accoglienti con chi lascia il proprio paese”.
L’arcivescovo ha ricordato anche la figura di Santa Giuseppina M. Bakhita, nata in Sudan nel 1869 e morta suora a Schio (Vicenza) nel 1947. Conobbe le angosce del rapimento e le brutalità della schiavitù. Bakhita, che significa “fortunata”, è il nome datole dai suoi rapitori. Venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum conobbe umiliazioni e sofferenze fisiche. Poi l’incontro con il console italiano segnò la sua liberazione; venuta in Italia si consacrava per sempre nell’Istituto delle Canossiane; per 50 anni visse nella casa religiosa di Schio, profondamente amata dagli abitanti della cittadina veneta. Giuseppina Bakhita fu beatificata il 17 maggio 1992 e canonizzata il 1 ottobre 2000 da Papa Giovanni Paolo II. La liturgia di giovedì è stata conclusa dalla recita del “Padre Nostro” in sei lingue.