“Roma città pagana e al contempo città del Papa: è una città paradossale”. Così don Andrea Cavallini, incaricato dell’Ufficio per la catechesi della diocesi di Roma, ha risposto alle domande dei giornalisti sulla recente definizione di Roma come “città pagana” fornita dal Papa durante il recente incontro con il clero romano. “Milioni di pellegrini vengono a Roma da tutto il mondo e i romani sono serenamente indifferenti di fronte al Vaticano e al Papa”, ha detto il sacerdote durante la presentazione del Messaggio del Papa per la Quaresima, in Sala stampa vaticana: “Il Santo Padre ha usato una definizione volutamente paradossale”. Cosa serve per evangelizzare una città pagana? “Innanzitutto rinunciare al delirio di onnipotenza di voler evangelizzare Roma, rinunciare all’idea di voler fare di Roma una città cristiana”, la risposta: “Non è più la nostra meta e non lo è mai stata”. “La storia della Chiesa – ha fatto notare Cavallini – è sempre stata costellata di pochi autentici cristiani santi e di una massa di persone che occasionalmente erano cristiane. È un paradosso: oggi la maggior parte delle persone portano i bambini in chiesa per il battesimo e la cresima, c’è ancora l’idea delle tappe della vita cristiana, ma le percentuali di frequenza delle parrocchie sono molto basse. Come facciamo a fare un annuncio che dia speranza di una vera evangelizzazione? La catechesi a Roma si sta orientando soprattutto sul legame tra i bambini e la famiglia, nell’annunciare a entrambi il Vangelo, e poi sulla catechesi degli adulti, cosa che è sempre mancata nelle parrocchie romane”. Tra i percorsi della diocesi di Roma per la Quaresima, Cavallini ha citato la proposta alle parrocchie di un pellegrinaggio battesimale alla cattedrale di Roma, in occasione dell’anniversario dei 1700 anni dalla consacrazione della basilica di San Giovanni in Laterano. “Ha ancora senso la Quaresima? È attuale? Interessa a qualcuno?”, si è chiesto don Cavallini commentando il Messaggio di Papa Francesco: “Non è una domanda mia, ma di Paolo VI, che nel 1965 notava che la gente della sua epoca aveva difficoltà a comprendere la Quaresima, perché essa sembrava del tutto inattuale. E poneva una domanda coraggiosa a coloro che lo ascoltavano: ‘Che ne pensate voi? La Quaresima è ancora attuale? Cioè interessante? Cioè importante? Cioè utile? Cioè possibile?’. Mi sembra un impressionante atto di libertà porsi questa domanda: chiedersi se hanno ancora senso le cose che facciamo, anche cose antiche e sacrosante come la Quaresima. E direi che solo se la Quaresima ci mette davvero a contatto con i temi radicali della vita, come la libertà e la schiavitù, e solo se riaccende in noi il desiderio di una vita migliore, allora ha senso viverla e proporla”.