(Norwich) “All’inizio di un’amicizia, quando si comincia a conoscersi, le due persone sono concentrate ad imparare chi è l’altro e il focus del rapporto è la scoperta di quel nuovo amico. Quando, però, l’amicizia si è avviata e approfondita ed è ormai duratura, ci rendiamo conto che quello che riceviamo, dall’altra persona, è uno sguardo profondo dentro noi stessi, l’intuizione, negli occhi di quell’amico, ormai famigliare, di chi siamo davvero”. L’arcivescovo di Birmingham Bernard Longley, responsabile del Dipartimento per il dialogo e l’unità della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, una figura chiave nel dialogo ecumenico tra Chiesa cattolica inglese e Chiesa d’Inghilterra, usa questa immagine per fare il punto sulla tappa alla quale si trova, in questo inizio di 2024, il viaggio verso l’unità delle due Chiese.
Da Norwich, dove si è svolta la due giorni di convivenza con una cinquantina di confratelli vescovi anglicani e cattolici, il presule spiega che “attraverso lo specchio del cammino comune, grazie ai nostri fratelli anglicani, in questi sessant’anni abbiamo imparato molto su chi siamo, sulla nostra missione e sul nostro ruolo e le occasioni sono state molte perché gli incontri, soprattutto a livello locale, tra i pastori delle due Chiese sono frequenti”.
“Sono molto amico del vescovo anglicano di Worcester, John Inge, e la scorsa settimana ricordavamo, insieme, la nostra gioventù, cinquant’anni fa, quando le nostre aspettative per una piena unità visibile erano molto più forti, rispetto ad oggi”, conclude l’arcivescovo Longley. “Il nostro impegno, però, non è cambiato e quello che abbiamo imparato è che lo Spirito Santo ci guida e non tocca a noi decidere i tempi di questo viaggio verso la realizzazione di quella frase del capitolo diciassettesimo di san Giovanni, ‘che siano una cosa sola’. Quanto agli ostacoli e alle sfide, non hanno indebolito la nostra speranza che è rimasta intatta”.