Su iniziativa dell’Ambasciata d’Italia in Sarajevo, si è svolto a Mostar un evento per onorare la memoria del giornalista Marco Luchetta e dei due operatori Dario D’Angelo e Alessandro Saša Ota, della sede Rai di Trieste, in occasione del trentesimo anniversario della loro uccisione, avvenuta il 28 gennaio 1994, durante il conflitto in Bosnia-Erzegovina. Come ogni anno, la ricorrenza è stata organizzata in collaborazione con le Autorità della Città di Mostar. La cerimonia, tenutasi proprio nello spiazzo ove la granata ha ucciso gli inviati Rai, è stata presieduta dall’Ambasciatore d’Italia Marco Di Ruzza alla presenza del sindaco di Mostar, Mario Kordic. Presenti alcuni familiari delle vittime giunti dall’Italia, tra i quali Daniela Schifani Corfini, vedova Luchetta nonché presidente della predetta Fondazione, e Milenka Ota, vedova di Alessandro Saša Ota. Nel suo intervento, riporta una nota dell’ambasciata italiana, Di Ruzza ha ricordato i tre operatori dell’informazione come “esempio di un giornalismo libero, coraggioso e tenace, il cui obiettivo era documentare gli orrori di quell’assurda guerra fratricida e le drammatiche conseguenze che essa provocava alla gente comune, senza differenziazioni politiche, etniche o religiose. Un lavoro, dunque, nel quale la dedizione professionale e l’impegno civile andavano di pari passo”. “Il ricordo di Luchetta, D’Angelo ed Ota – ha aggiunto l’ambasciatore – sia motivo ispiratore per tutti coloro che si impegnano per portare avanti concreti processi di riconciliazione e pacificazione in Bosnia-Erzegovina. E’ fondamentale che il Paese possa stabilmente evolvere in una moderna società cosmopolita e pluriculturale, lasciandosi alle spalle la stagione degli odi etnici, per guardare con fiducia alla sua prospettiva europea, ora che la Bosnia-Erzegovina gode ufficialmente dello status di candidato all’adesione all’Ue”. A tale proposito, Di Ruzza ha ribadito il convinto sostegno italiano alle aspirazioni europee della Bosnia-Erzegovina e dell’intera regione balcanica. Alla cerimonia ha portato il suo saluto anche Andrea Luchetta, figlio di Marco Luchetta e giornalista della RAI: “Mostar per me e mia sorella è nostro padre. Mostar è l’empatia che ci ha insegnato a provare. Mostar sono gli uomini che hanno rifiutato di uccidere e i cittadini che hanno nascosto i perseguitati. Mostar è chi crede in una comune radice umana”. A conclusione della cerimonia, l’Ambasciatore – insieme alla delegazione giunta dall’Italia – ha visitato alcune associazioni di volontariato che operano nel territorio a favore di persone con disagio sociale, donne vittime di violenza e bambini con disabilità e le cui attività sono sostenute da Ong italiane.