Opportunità e molti rischi. Così l’Occidente legge la caduta del regime dispotico di Assad in Siria, scalzato da una temibile forza da sempre giudicata terroristica (Hayat Tahrir al-Sham), affiliata ad Al Qaeda e guidata da Abu Mohammed al-Jolani. Dagli Stati Uniti le voci dissonanti di Biden e Trump (il presidente eletto intende “restare fuori” dal caos mediorientale, salvo ovviamente sostenere Israele); l’Europa teme una crisi umanitaria e forse più ancora una nuova ondata migratoria. Nel frattempo si fanno i conti con le forzed in campo e quelle estromesse dal Paese. Il premier polacco Donald Tusk, che a gennaio succederà a Viktor Orban alla presidenza semestrale del Consiglio Ue, ha sottolineato che “Mosca è debole” e che “la Russia e i suoi alleati possono essere sconfitti”.
L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, ha detto che “la fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo” e “dimostra la debolezza dei sostenitori di Assad, Russia e Iran”. Per poi aggiungere che obiettivo dell’Unione europea è “garantire la sicurezza nella regione. Lavorerò con tutti i partner costruttivi, in Siria e nella regione”.
Dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, un’ulteriore lettura, forse ottimistica: “La dittatura di Assad ha causato immense sofferenze. Con la sua fine, emerge una nuova opportunità di libertà e pace per tutto il popolo siriano”. Per questo l’Ue “è pronta a collaborare con il popolo siriano per un futuro migliore”. Non ultima la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per la quale la caduta di Assad “offre opportunità ma non è priva di rischi. L’Europa è pronta a sostenere la salvaguardia dell’unità nazionale e la ricostruzione di uno Stato siriano che protegga tutte le minoranze”. Roberta Metsola, presidente dell’Europarlamento, a sua volta afferma: “Il dittatore è caduto. È chiaro che il brutale governo di Bashar al-Assad durato 24 anni è finito, mentre il suo regime giace a brandelli. Questo è un periodo critico per la regione e per i milioni di siriani che vogliono un futuro libero, stabile e sicuro. Ciò che accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni è importante”. Spera dunque che siano “il dialogo, l’unità, il rispetto dei diritti fondamentali e il diritto internazionale a caratterizzare i prossimi passi”.