(Milano) “Lasciare riposare la terra non significa scegliere di assentarsi dalla storia o immaginare un periodo di semplice inerzia. Al contrario, si tratta di un esercizio fortemente attivo: chiede di raccogliere tutte le energie per evitare di continuare a fare quello che si è sempre fatto e riuscire a sospendere le abituali azioni per ascoltare”. Lo ha detto, concludendo il Discorso alla città, mons. Mario Delpini alla vigilia di sant’Ambrogio. “Lasciate che io pronunci il mio elogio per la speranza e il mio appello all’alleanza nel proposito di lasciar riposare la terra, la gente, la città. In questa vigilia del Giubileo dell’Anno Santo 2025, in nome di Dio benedetto io benedico tutti voi. Benedico voi che avete responsabilità nelle istituzioni. Benedico voi che con serietà, onestà, intelligenza ogni mattina vi alzate e dite: ‘Ecco una giornata per servire il bene comune! Ecco una giornata per operare secondo diritto e giustizia perché chi è debole non sia vittima di chi è forte e prepotente. Ecco una giornata per dare sollievo alla stanchezza di vivere. Ecco una giornata per seminare il futuro!’. Benedico voi che con sincerità offrite e accogliete proposte di alleanze che uniscano le forze per contrastare il declino della società, l’esaurimento delle risorse, il dilagare dell’individualismo, per offrire riposo alla terra”. E poco oltre: “Benedico voi che operate per le minuzie e insieme tenete vivi i sogni, sapete far funzionare il presente e siete lungimiranti nei progetti sul futuro. Benedico voi tutti che vi dedicate a educare e seminate ragioni per desiderare di diventare adulti e formate coscienze rette, disponibili alla responsabilità e al servizio. Benedico voi che vi prendete cura dei malati nel corpo e nello spirito, per offrire sollievo, per assicurare attenzione, per attestare che nessuno sia abbandonato, mai. E benedico la gente. Benedetti tutti voi abitanti di questa terra che portate il peso della vita con la dignità operosa di chi fa fronte, di chi ha fiducia nelle istituzioni e con realismo pretende quello che è dovuto perché la stanchezza non esasperi gli animi, non opprima i fragili, non condanni i poveri. Benedico voi che siete disponibili a portare i pesi gli uni degli altri e vi dedicate ad alimentare la speranza, a praticare una solidarietà senza discriminazioni, perché tutti possano affaticarsi nell’edificare la società e tutti possano trovare ristoro e riposo in questo nostro convivere. E benedico la città e la terra. Che sia benedetta la terra che ci ospita e ci nutre perché sia generosa di frutti, perché sia guarita e custodita come un giardino per le generazioni che verranno, perché non sopporti più la guerra e i suoi disastri; che sia benedetta la città che si dispone a ospitare la speranza, che sia abitabile dai ricchi e dai poveri, tutti chiamati a mettere a frutto i loro talenti per rispondere alla vocazione a essere ‘fratelli tutti’. Che siate tutti benedetti, voi che vi prendete cura della stanchezza della gente, della città, della terra e cercate come offrire riposo nell’anno del Giubileo e in ogni anno a venire. E riposate un po’ anche voi!”.