Dilexit nos: De Bertolis, “la devozione al Cuore di Gesù non è un optional, ma ci conduce all’essenza stessa del Vangelo”

La devozione al Cuore di Cristo ci conduce “al centro unificatore stesso della redenzione, la persona umana e divina di Gesù, pienezza dalla quale noi tutti abbiamo ricevuto”. Quindi “il culto al Cuore di Gesù non è un optional”, ma è “la forma propria che assume, nutrendosi dalla Scrittura e dal Sacramento, il vero culto del Salvatore, mediato da questo simbolo straordinariamente espressivo” che “ci conduce all’essenza stessa del Vangelo”. Lo sostiene p. Ottavio De Bertolis, cappellano di Sapienza Università, dalle colonne dell’ultimo numero de La Civiltà Cattolica, il 4.187, in uscita sabato 7 dicembre ma come di consueto anticipato al Sir.
Nel suo pezzo dedicato all’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco, il gesuita la definisce “unica nel suo genere, perlomeno all’interno del suo magistero”, dedicata a “questioni profondamente spirituali, parlandone in termini spirituali”. Un argomento, il Cuore di Gesù, che “ha stupito certamente molti, disabituati a tale tipo di linguaggio. Questa enciclica, oltre a essere una riflessione teologica, è profondamente spirituale, e come tale va accolta”. Indubbiamente, prosegue De Bertolis, “un’enciclica ‘sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo’ rappresenta, all’inizio di questo terzo millennio, un qualcosa di inatteso e probabilmente anche, dal punto di vista evangelico, scandaloso”. Tuttavia, per il Papa “il cuore, posto anche fisicamente al centro del corpo, riassume in sé tutto quello che Cristo fece e disse nel suo corpo. Dal cuore partono i gesti delle sue mani, il suo volto, la sua voce, i suoi passi, il suo tratto”. Il cuore come “scuola degli affetti”, che “ha una lunghissima tradizione: da sant’Agostino al sant’Ignazio degli Esercizi spirituali, per proseguire fino ai nostri giorni”. In questo senso, l’immagine del Cuore di Cristo “raccoglie e fonde in sé altre immagini che nel corso dei secoli il popolo santo di Dio ha utilizzato, per restare ancorato a quella fisicità di cui è fatta la nostra vita e di cui essa ha bisogno per non rimanere astratta”. Papa Francesco, scrive ancora il gesuita, “ha mostrato dunque la perenne attualità della devozione al Cuore di Cristo, nei suoi fondamenti biblici, patristici ed ecclesiali”. Una devozione non solo “nata, sbocciata e fiorita nel passato, ma che lo Spirito continuerà a suscitare in uomini e donne che la vivranno e la riproporranno in modi sempre nuovi”. Conclude il Papa: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi d’acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno”.

 

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