“Una società durevole degna di donne e uomini liberi, corrispondente alla volontà di Dio per l’umanità, non può essere costruita semplicemente su pretese di possesso. Perché una società prosperi, gli individui al suo interno devono prima diventare un popolo, legato insieme da un patto di giustizia in armonia con la legge naturale e divinamente ispirata”. È un passo della lettera che i nove vescovi dei Paesi nordici, in carica ed emeriti, insieme alla segretaria generale della Conferenza episcopale hanno scritto in vista dell’apertura dell’anno giubilare e hanno pubblicato per l’inizio dell’Avvento in diverse lingue. “Siamo tutti, come Abramo, nostro padre nella fede, stranieri e forestieri nella terra”, scrivono i vescovi che riprendendo il libro del Levitico spiegano il senso dell’anno giubilare, nel rapporto con la terra, con i beni e nelle relazioni, e lo attualizzano. In tema di relazioni di predominio, “l’ideale che la Bibbia ci ha posto di fronte non è rispettato nel mondo in cui viviamo”, scrivono i vescovi, citando la tratta di esseri umani, le nazioni indebitate, l’istigazione alle dipendenze (droghe, giochi, pornografia, alcol), ma anche l’erosione dei diritti dei nascituri. “Più la fede si allontana dalla vita pubblica, più l’umanità è minacciata e un individuo può considerare di nuovo un altro individuo come suo possesso”. I vescovi pregano perché l’anno del Giubileo “possa vedere un approfondimento efficace, cordiale e intelligente della fede nei nostri Paesi”.