“Coltivare la speranza nel Mediterraneo non è un’opzione. È una vocazione delle nostre Chiese che richiede un’apertura sempre maggiore al vero volto di Dio”. Lo ha detto questa mattina don Xavier Manzano, vicario generale dell’arcidiocesi di Marsiglia, nella lectio magistralis tenuta a Bari in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese. “Se pensiamo alla storia del Mediterraneo e alla vita delle persone che lo abitano oggi, comprendiamo che lo Spirito di Cristo rivela la speranza. La gente pensa che sia facile sperare. Ma può sperare solo chi ha avuto il coraggio di disperarsi delle illusioni e delle menzogne in cui ha trovato una sicurezza che ha scambiato per speranza”. Don Manzano ha ricordato che “la speranza non è scontata e ancor meno immediata. Se vogliamo veramente servire i popoli del Mediterraneo e affidare loro ciò che abbiamo di più prezioso, il Vangelo, siamo tenuti e chiamati a percepirlo”. Da qui nasce il dovere e l’impegno a “nutrire la speranza, discernendo il suo mistero, essenziale e discreto, vederne il desidero e l’annuncio seminato dallo Spirito nella vita delle persone e dei popoli, considerarne i frutti nella ricca storia delle nostre civiltà e culture, così come nell’attualità più preoccupante”. Don Manzano ha quindi invitato a rileggere la storia e a scoprire in essa risorse che possano illuminare il nostro travagliato presente. “Decifrare il viaggio della grazia, soprattutto nei nostri Paesi – ha ricordato – significa leggere la storia dei martiri e dei santi, come fonti di riflessione teologica che sono passati attraverso il crogiolo della vita e hanno concretamente dispiegato la speranza teologica nelle circostanze più drammatiche e disperate”. Ed è proprio in quelle circostanze che si è fatta fortemente presente la speranza, “che è fragile, della stessa fragilità del Dio crocifisso”. “Le folate del male possono minacciarla in noi – ha concluso – e noi siamo invitati ogni giorno ad alimentare e a tener viva la speranza per portare la luce di Dio nei cuori martirizzati”.