Giubileo 2025: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “Dio ha scelto e ora, oggi, a noi la scelta. Ci ha spalancato le porte”

“Dio ha scelto e ora, oggi, a noi la scelta. Ci ha spalancato le porte”. Lo ha detto ieri il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, aprendo l’Anno giubilare in diocesi aggiungendo che “il corno che in Israele suonava, inaugurando l’anno di grazia del Signore, doveva infondere questa coscienza collettiva: è ora, è adesso. Eppure, ‘non ancora’. Non è mai tutto qui. Quello che siamo è immenso, ma ciò che saremo ‘non è stato ancora rivelato’. Oggi, qui, dove noi siamo, la porta di Dio è aperta. È l’umanità di Gesù. È tutto qui, nella sua carne. Troviamo un inaspettato riconoscimento. Abbiamo un’infinita importanza. Dio è con noi. Mentre ancora siamo peccatori ha scelto di abitare con noi. Anzi – ha detto mons. Savino – lo ha desiderato. Eppure, c’è dell’altro. Non sappiamo fin dove ci porterà la rivoluzione di Dio. E non lo sappiamo perché non dipenderà solo da lui. È un Dio coinvolgente! E ha in serbo di cambiare il mondo con noi: con te, con me!”. “Rendici con te pellegrini di speranza”, è la preghiera del vescovo di Cassano all’Jonio: “Siamo con te e con Giuseppe la tua famiglia, in cammino verso una nuova Gerusalemme. Nuova deve diventare questa terra, ferita da poteri criminali e dall’indifferenza di troppi distratti nei propri affari, chiusi nel proprio ‘io'”. Da qui l’invito a “scomodarsi” quest’anno destinando una mensilità del “nostro sostentamento, oppure una giornata ogni mese a diretto servizio di immigrati, detenuti, diversamente abili o malati terminali. Tocchiamo il nostro portafoglio, il nostro tempo e la carne sofferente di Cristo. Non solo organizzando la carità, ma facendola, perché coloro che altrimenti evitiamo possano convertirci. Anch’io con voi! Anche a voi mi rivolgo cari fratelli delle comunità religiose. Mi rendo disponibile, come vescovo, ad accompagnarvi nel discernimento e nel partecipare come uno di voi a questa discesa nell’umanità che soffre. Ne saremo evangelizzati”.
Il Giubileo – spiega il presule – nasce in Israele come remissione dei debiti e ridistribuzione della terra.  Si trattava di “una liberazione molto concreta, era l’anno di riposo della terra da coltivazione, della restituzione delle terre confiscate e della liberazione degli schiavi. Tre semplici cose che costituiscono il senso di una rivoluzione. Sovrapponiamo al messaggio del Giubileo l’istantanea del nostro mondo. I nazionalismi riaffiorano, il senso sociale pare smarrito, il bene comune sembra essere il meno comune dei beni perfino la globalizzazione e l’apertura al mondo celano interessi economici finanziari non desideri di fratellanza, di fraternità. Comprendiamo, allora, che abbiamo un disperato bisogno di Giubileo ai nostri giorni. In un momento come questo tutti siamo chiamati a contribuire alla costruzione di un mondo migliore”. “Organizziamo la speranza!” è il monito di mons. Savino con la proposta di chiudere “cause inutili, ritiriamoci da conflitti familiari che è più importante che finiscano invece che ci imprigionino e avvelenino. Una moratoria degli sfratti come sarebbe auspicabile e bello! Rimettiamo quei debiti da cui non dipende il nostro futuro, ma forse soltanto il nostro orgoglio ferito. C’è un modo di perdere che è vincere. Lasciare andare ciò che non si porta nella tomba. Accumulare invece tesori di riconciliazione e di rinascita, tesori di carità praticata, di libertà esercitata, anche contro la dittatura del risentimento e della vendetta”. Il Giubileo – ha concluso il presule – è “una sveglia, un sussulto che scuote il sonno, i sogni e pure gli incubi”.

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