Più di 9,4 milioni (52,34%) di romeni hanno votato domenica, 1° dicembre, nelle elezioni parlamentari: la più alta partecipazione negli ultimi vent’anni. Lo scrutinio si è svolto tra il primo (24 novembre) e il secondo turno (8 dicembre) delle elezioni presidenziali. La mobilitazione al voto, spiegano gli esperti, è una contro risposta ai sovranisti che hanno spinto il candidato Calin Georgescu, dichiarato indipendente, al primo posto nei risultati del primo turno delle presidenziali. Dopo la pubblicazione, la sera del 2 dicembre, dei risultati finali delle parlamentari, si annunciano già le alleanze per le due Camere. Il nuovo Parlamento sarà composto da socialdemocratici (86 seggi alla Camera, 36 al Senato), sovranisti (115 seggi alla Camera, 49 al Senato), liberali, progressisti e minoranza ungherese che insieme occupano 111 seggi alla Camera e 51 al Senato, più 19 seggi alla Camera per altre minoranze nazionali. “È un Parlamento polverizzato”, osserva al Sir Teodor Baconschi, già ministro degli Esteri romeno (2009-2012) e ambasciatore presso la Santa Sede (1997-2001). “La scissione è ora tra i partiti sovranisti e quelli pro Ue/Nato. Speriamo che tutti i politici siano più uniti, affinché la Romania non deragli dal suo destino di Paese occidentale”. La stampa romena cita il sociologo Gelu Duminica dell’Università di Bucarest: “Poteva andare molto peggio! Il segnale è chiaro: la classe politica deve riformarsi. E la società civile deve accelerare il suo lavoro di democratizzazione”.