Ricorre oggi la Giornata internazionale delle persone con disabilità, proclamata nel 1981 dalle Nazioni Unite. “Conoscenza, impegno collettivo e diritti sono le parole chiave che contraddistinguono la ricorrenza e che non devono essere circoscritte alle molte manifestazioni in campo per celebrarla oggi, bensì imprimersi nella coscienza collettiva e nell’azione istituzionale”: così il presidente nazionale dell’Anmil, Emidio Deandri, ricorda quanto al centro della riflessione sul mondo della disabilità sia necessaria la costanza degli intenti. “Gli obiettivi della nuova riforma sulla disabilità promossa dal ministro Alessandra Locatelli sono incentrati su di un passaggio chiave che, come Anmil, auspichiamo da sempre: quello dall’assistenzialismo alla valorizzazione della persona disabile, straordinaria risorsa per la collettività che attende di esservi inserita a pari diritto degli altri cittadini, semplificando il rapporto kafkiano avuto sino ad ora con enti e servizi che ha imposto vergognosamente, nella sfera pubblica, l’identificazione della persona con la sua disabilità”.
“Come presidente dell’Anmil – sottolinea Deandri -, non posso che invitare tutti a riflettere oggi sul tema del lavoro, che per alcuni purtroppo, dopo essere stato causa stessa della condizione di disabilità, diventa un miraggio. Gli invalidi del lavoro hanno bisogno di riqualificazione professionale, di formazione e di strumenti che consentano loro di non rimanere esclusi dal mercato del lavoro, di esprimere al meglio le proprie capacità e competenze e di sviluppare nuove risorse. Tutela che deve accompagnare quella assicurativa garantita dall’Inail, che riteniamo abbia ormai bisogno di una generale revisione. Nel 2025 il Testo unico per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro compirà 60 anni: alle soglie di questo anniversario chiediamo alle Istituzioni di ascoltare le nostre richieste per un ammodernamento della normativa che non può più essere rinviato”.
La Giornata odierna segue di poco più di una settimana la Giornata contro la violenza sulle donne. “Risulta difficile prescindere da una riflessione sulla ‘doppia penalizzazione’ subita dalle donne con disabilità: in quanto disabili e in quanto donne, anche sul piano economico. È noto, infatti, come il divario retributivo tra uomini e donne, nel nostro Paese, sia rilevante ed a netto svantaggio della componente lavoratrice femminile: dall’ultimo Rapporto Inps sappiamo che la retribuzione media annua per il genere maschile è di 26.227 euro ed a 18.305 euro per quello femminile, con un differenziale di quasi 8.000 euro”, dice il presidente dell’Anmil.
“Questo gender gap retributivo – prosegue Deandri – si riflette poi necessariamente anche sugli importi delle rendite vitalizie che l’Inail corrisponde ai lavoratori disabili da infortunio o malattia professionale e che sono commisurate in buona parte dalla retribuzione percepita dal lavoratore nei dodici mesi precedenti l’evento lesivo. Ne consegue che la rendita (risarcimento a seguito ad assicurazione obbligatoria) media annua attualmente percepita dal disabile maschio è pari a 5.690 euro, mentre quella femminile scende a 4.620, con un differenziale di oltre 1.000 euro l’anno”.