“Le strade sono piene di gente. E’ davvero impressionante. La situazione rischia di degenerare. Speriamo che non succeda niente, speriamo che non arrivi quell’incidente che può scatenare una grande esplosione”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini, esprime, da una città in fiamme Tblisi, preoccupazione. E racconta: “Tutte le sere, ormai da 5 sere, la grande strada principale della città si riempie di persone, specialmente di giovani, e il loro numero cresce ogni sera. Si è addirittura parlato di 100.000 persone radunate. Devo dire che cresce anche la tensione. Perché se le prime sere erano più serene, adesso con gli interventi della polizia e la reazione di qualche manifestante che provoca e non si sa se è infiltrato o meno, la tensione cresce”. A scendere per strada sono soprattutto i giovani. “Sono loro i protagonisti di queste manifestazioni dando prova di grande forza. Oggi hanno chiuso una buona parte delle università. Le manifestazioni cominciano alle 7 di sera e finiscono alle 7 del mattino. Rimangono per strada dalle 12 alle 14 ore e la maggior parte del tempo è battaglia tra le forze della polizia e i manifestanti. Ma evidentemente non hanno paura. Si avvicinano alla polizia. Resistono ai gettiti di acqua, rimangono bagnati al freddo per tutta la notte, ma vanno avanti. Si vede anche la solidarietà che cresce. Si vedono persone che portano da mangiare e aiutano. Impressiona la perseveranza di chi resta così ore ore per strada. La paura che ho, è che la violenza sta crescendo. I luoghi delle manifestazioni si stanno moltiplicando anche in altre città del Paese. Ricordando poi le ragioni della protesta, Pasotto spiega: “Europa vuol dire novità, progresso, libertà, vuol dire guardare in avanti”. Poi aggiunge: “Non mi sento di rappresentare la voce di chi manifesta, certamente però l’Europa rappresenta anche una vocazione che la Giorgia ha sempre avuto negli anni passati. In realtà non sono solo i giovani a manifestare. Ci sono anche adulti, anziani. C’è chi ha protestato 20 anni fa per far cadere Shevardnadze. Insomma, ci sono tantissime persone che hanno vissuto il periodo dell’Unione sovietica e non vogliono tornare indietro a rivivere in quel clima. Speriamo che si trovi una strada. Il governo dice di avere tutto il diritto per rimanere perché sono stati eletti”.