Vita nascente e suicidi. Sono le due realtà richiamate dal vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, nella celebrazione eucaristica che ha presieduto il giorno di Natale.
“Natale è un inno alla vita intonato da Dio stesso, che non si arrende al fallimento e alla tristezza delle sue creature. Dio non vuole la morte, la guerra, le brutture della violenza. Dio vuole la vita!”, ha affermato il presule ricordando che “la vita è dono di Dio che ci ama in maniera unica e irripetibile e non cessa di rimanere alla porta del nostro cuore e della nostra intelligenza. Non c’è nessuna situazione, per quanto incresciosa, che possa intaccare la sua vicinanza e il suo amore”. “Nemmeno il peccato”, ha ammonito, prima si suggerire “due attenzioni, molto concrete, alle nostre comunità cristiane per cantare l’inno alla vita”. “La prima è rivolta alla vita nascente”, ha spiegato, esortando: “Sosteniamo le giovani famiglie perché possano essere nelle condizioni di generare figli con gioia e senza eccessive preoccupazioni. Chiediamo a politici e amministratori adeguate politiche familiari e non dimentichiamo di valutare anche con questa chiave il loro operato e i loro programmi al momento delle elezioni. Offriamo nelle nostre unità parrocchiali percorsi di accompagnamento perché le giovani famiglie non siano lasciate sole. Facciamo tutto quanto è in nostro potere perché la scintilla divina della vita non sia spenta nel grembo materno”. Riferendosi all’aborto, il vescovo ha sottolineato che “questa cultura di morte va contrastata, confrontandoci senza complessi di inferiorità con visioni diverse, ma anche e soprattutto con uno sforzo educativo serio e motivato nei riguardi delle giovani generazioni e con la solidarietà fattiva verso le mamme e i papà che vivono una gravidanza problematica o indesiderata”. “Una seconda attenzione, che mi sta molto a cuore, è per quanti patiscono la fatica del vivere e non riescono più a coglierne il senso, arrivando a pensare di mettere fine alla propria esistenza”, ha proseguito, evidenziando che “il Natale non può coprire la realtà dei troppi suicidi che feriscono la nostra comunità”. “Ci sono già molte iniziative, ma occorre fare di più”, il richiamo all’impegno: “Questo di più ci interpella”. “Ricordo una canzone di tanti anni fa che raccontava di un disperato salvato in extremis da qualcuno giunto sul posto, ‘forse un angelo vestito da passante’, che lo invitava a riconoscere la meraviglia del mondo e della vita”. “Ecco, dobbiamo tutti essere angelo per gli altri”, l’invito di mons. Lovignana: “È questo il di più che ci compete. Non si tratta tanto di trovarsi al posto giusto al momento giusto, cosa quasi impossibile. Mi riferisco piuttosto all’impegno di offrire ascolto e vicinanza alle persone in difficoltà, anzi di costruire luoghi fraterni nei quali ci si possa sentire accolti e vivere relazioni vere che prevengono le difficoltà”. “Dobbiamo lavorare e tanto – ha rilevato – per strappare le nostre relazioni e le nostre comunità alla solitudine e all’anonimato”.