Natale: mons. Caiazzo (Matera e Tricarico), “siamo chiamati a mantenere viva la nostra voce”. “Nella nostra amata Basilicata c’è bisogno di riaccendere la speranza”

“Nonostante i tentativi di silenziare la Verità, di negare il diritto di parola a chi sostiene la vita, i diritti umani, la pace e la giustizia, noi siamo chiamati a mantenere viva la nostra voce. In questo tempo di grandi contraddizioni, Dio si fa carne! Oggi, Gesù ci viene donato da Maria, Madre Sua e Madre nostra, come luce che splende nelle tenebre”. Lo ha affermato mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, nella celebrazione nel giorno di Natale.
“L’evangelista Giovanni ci ricorda che a noi, figli della luce, è chiesto di continuare ad accogliere questa luce, di ritornare a brillare, mostrando il volto bello dell’esistenza e della vita, costruendo dove gli altri distruggono”, ha proseguito il presule, evidenziando che “ci sono ancora molte grotte buie in cui Gesù desidera nascere”. “Anche nella nostra amata Basilicata – ha ammonito – c’è bisogno di riaccendere la speranza”. “Penso alle nuove generazioni, spesso prive di punti di riferimento. Noi adulti, senza rendercene conto, rischiamo di non avere più tempo per ascoltarli, dialogare e comprendere il loro linguaggio. Talvolta diamo per scontata la presenza dell’affetto e dell’amore, dimenticando che si dimostrano con i fatti, non solo con le parole”, ha continuato mons. Caiazzo, che poi ha parlato delle “famiglie sempre più disgregate, ognuno preso dai propri ritmi, al punto che diventa difficile ritrovarsi anche a tavola. L’emigrazione delle nuove generazioni, costrette a mettere radici in luoghi lontani, rende i nostri paesi sempre più poveri, privi della loro storia e tradizione”. “Penso anche – ha aggiunto . all’assenza della ricerca del sacro. Ci preoccupiamo molto dell’esteriorità, ma trascuriamo lo spirito. Le nostre chiese, sempre più vuote, riflettono il vuoto nei cuori delle persone, sempre indaffarate e senza tempo per il silenzio, la riflessione e la preghiera”. “Le tragedie – ha commentato – ci colpiscono profondamente, quando ci troviamo a piangere familiari o amici persi in incidenti, suicidi o malattie. L’elenco è lungo, ma ogni situazione rappresenta una grotta che ha bisogno di luce, pace, affetto, amore e fraternità. Gesù viene a portarci tutto ciò, se Lo facciamo entrare nelle nostre vite e nelle nostre case”. “Che questo Natale – l’augurio conclusivo dell’arcivescovo – possa essere un momento di rinnovata accoglienza, di apertura al mistero di Dio che si fa carne, e un invito a diventare noi stessi portatori di luce e speranza in questo mondo bisognoso di amore e fraternità”.

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