“I suoi occhi si sono chiusi troppo presto a questa vita terrena: alla sua bella famiglia: i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti i suoi parenti; ai suoi affetti più belli e più cari nello Spirito; alla sua Comunità cittadina che ne ha apprezzato la dedizione e lo stile di fattivo servizio”. Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, nell’omelia del funerale del parroco di San Gaetano, a Brancaccio, guidata prima di lui dal beato don Pino Puglisi. Il sacerdote è morto nella sera della vigilia di Natale a causa di una lunga malattia. E, qualche giorno prima – rivela il presule -, gli aveva indirizzato il suo testamento spirituale: “Nel restituirti la mia stola rinnovo quel gesto (la promessa di obbedienza al vescovo nel momento dell’ordinazione sacerdotale, ndr) anche adesso, portando con me questa amata Chiesa con l’impegno di intercedere per lei perché possa essere sempre di più testimone di Cristo su questo nostro territorio”. “Come dicevo, gli occhi di Maurizio si sono chiusi in tempi da noi giudicati troppo brevi. Eppure, la fede ci dice su cosa essi si aprono nel viaggio verso la Dimora eterna dove ora lo accompagniamo con tutto il nostro affetto e con la nostra fervida preghiera”.
Il sacerdote ha voluto portare con sé nella tomba il bastone che gli ha donato fratel Biagio Conte, “un segno tangibile di come egli ha vissuto la sua vita cristiana, la sua appartenenza alla Chiesa e il ministero presbiterale: una transumanza verso la Vita senza fine”, ha ricordato Lorefice. “Quel bastone è stato per don Maurizio sostegno, verga e guida. Lo ha sostenuto nella sua malattia, ma anche nel suo ministero pregno di passione d’amore per il Signore e la gente affidata alle sue cure. È stato verga di difesa della sua comunità e di Brancaccio. Lo ha impugnato e fatto vibrare in alto quando, mercenari e lupi rapaci, sono venuti nel quartiere per predare o ostentare vuote e futili parole prive di fatti. Come guida, ha indicato la via, consumando i suoi calzari davanti, in mezzo, e dietro al suo popolo perché nessuno venisse disperso, illuso e rapito, o portato per pascoli di morte”.
Infine, il ricordo della visita del Papa a Brancaccio: “Don Maurizio ha vissuto il suo ministero avendo tatuato nel cuore il martirio di padre Pino Puglisi, del suo amato amico e confratello prete 3P. Come non ricordare la visita di Papa Francesco a Brancaccio sulle orme del beato Puglisi? La gioia traboccante di don Maurizio nell’accoglierlo sulla soglia della chiesa di San Gaetano? Felice. Estasiato. Brancaccio non più periferia, al centro della città, della Chiesa, del mondo intero. Don Maurizio, sei stato e rimarrai segno dell’Amore di Dio tra noi”.