Papa Francesco: a Rebibbia, “non perdete la speranza, spalancate le porte del cuore”

“Non perdere la speranza: questo è il messaggio che voglio darvi, a tutti, io per primo”. Lo ha detto il Papa, che ha pronunciato interamente a braccio l’omelia della messa presieduta nella chiesa del Padre Nostro a Rebibbia, dopo aver aperto la Porta Santa della casa circondariale che accoglie 1.500 detenuti, un centinaio dei quali presenti alla celebrazione eucaristica, insieme ai volontari, agli agenti penitenziari e ai dirigenti del carcere. “Spalancare la Porta è un bel gesto, ma quello più importante è aprire il cuore”, ha esordito Francesco: “I cuori aperti, questo fa la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano. La grazia del Giubileo è soprattutto aprire i cuori alla speranza. La speranza non delude mai: pensate bene a questo. Nei momenti brutti uno pensa che tutto è finito, che non si risolve niente, ma la speranza non delude mai. A me piace pensare alla speranza come ancora che è sulla riva, e noi con la corda siamo lì, sicuri, perché la nostra speranza è con l’ancora sulla terra”. “Non perdere la speranza, la speranza non delude mai”, l’invito del Papa ai detenuti: “Alle volte la corda è difficile, ci fa male alle mani. Sempre con la corda in mano, guardando la riva, l’ancora ci porta avanti. Sempre c’è qualcosa di buono, per andare avanti. La mano nella corda, e – secondo – le finestre spalancate, le porte spalancate. Soprattutto la porta del cuore: quando è chiuso il cuore diventa duro, come la pietra. Anche nelle situazioni più difficili – ognuno di noi ha la propria – ma sempre il cuore aperto. Il cuore, che è quello che ci fa fratelli”. “Spalancate le porte del cuore!”, ha esclamato Francesco: “Ognuno sa come farlo. Ognuno sa dove la porta è chiusa o semichiusa, ognuno lo sa. Due cose vi dico: la mano nella corda con l’ancora della speranza. Secondo: spalancate le porte del cuore. Abbiamo spalancato questa Porta, ma questa è un segnale della porta del nostro cuore. Vi auguro un grande Giubileo e molta pace. E tutti i giorni prego per voi. Non è un modo di dire: penso a voi e prego per voi”.

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