“Questo Natale desidero partire da lontano, da quella ‘terra sconosciuta’ da cui tutti veniamo: il sogno di Dio. È la terra dove tutti siamo stati pensati e amati; è la terra dove abbiamo preso forma a immagine e somiglianza di Gesù, il Figlio unigenito del Padre, il Verbo fatto carne in cui tutto ha preso vita: ‘Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste’ (Gv 1,1)”. Lo scrive mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto, nel suo messaggio di auguri per Natale.
Da questa terra lontana “vengono anche i Magi”, “uomini saggi e conoscitori del cielo, degli astri, non sono appesantiti dal loro bagaglio culturale, ma si manifestano vulnerabili e disponibili a lasciarsi attraversare dal fremito di vita che una scia di luce suscita nei loro cuori. In loro si riaccende ‘il sogno di Dio’, un sogno che parla di vita, di libertà, di gioia vera che appaga. Uomini impastati di desiderio, non aggrappati alle proprie certezze, i Magi vivono il viaggio come spazio di crescita e di maturazione. Loro, ‘diversi’ e ‘lontani’ rispetto al mondo religioso del tempo, sono i portatori di una rivelazione sconvolgente: la salvezza può trovare dimora nel cuore di ogni uomo”.
È qui “il mistero e la gioia del Natale: Colui che non ha trovato posto ed è stato rifiutato dalla storia diviene accoglienza dei lontani, dei respinti e di chi vive ai margini. Tutto si ribalta e dal basso, dall’abisso della nostra povertà, un Bambino ci restituisce il profumo di primavera ritrovata”.
A tutti “il Natale giunga con lo sguardo di un bimbo, adagiato in una mangiatoia, che viene ad attestare l’amore folle con cui Dio ci ama da sempre”: “La vita ferita viene guarita e la luce si fa spazio nelle nostre tenebre. In Cristo Gesù, il Padre torna a dire il suo sì su ognuno di noi. Egli ha bisogno di me, di te, perché la vita rinasca, perché la luce che è dentro ciascuno torni a splendere della Sua luce”.
Quotidianamente “la cronaca racconta il dramma della violenza in tutte le sue forme, da quella domestica fino all’atrocità insensata della guerra. Il grido del bambino, della donna, dell’uomo, il grido dell’innocente è un linguaggio universale che ci interpella tutti. Non possiamo voltarci dall’altra parte perché non c’è ‘un’altra parte’. C’è solo questa parte della storia, quella che Dio ha scelto per appartenere a ciascuno di noi. Nel nostro struggente bisogno di Amore, di pace, di verità, di luce, Dio nasce Bambino per portare la speranza che tutti possiamo essere migliori, si fa Bambino per aprirci allo stupore di ciò che è essenziale, semplice e fa grande la vita”.
Per il presule, “anche noi come i Magi lasciamoci ferire dalla luce del Natale e rimettiamoci in viaggio. Ricchi dell’incontro con Lui, prostriamoci e adoriamo, consegniamo a Lui i nostri sbagli, i nostri peccati, le nostre fragilità. Scopriremo che la nostra vita non coincide con essi ma, nell’incontro con Lui, possiamo ritrovare il ‘sogno di Dio’, il valore di essere figli suoi, pienamente uomini. Torneremo a gustare la vita nella sua bellezza, e la speranza diverrà la luce in cui camminare come fratelli”.