Natale: mons. Borghetti (Albenga-Imperia), “la nostra speranza è beatamente appagata perché nella fede riusciamo a scorgere la stessa Speranza fatta carne”

Nel Natale, “la Parola è diventata carne ed è un bambino neonato. In lui la natura divina e la natura umana sussistono in unità perfetta. La nostra speranza è beatamente appagata perché nella fede riusciamo a scorgere la stessa Speranza fatta carne”. Lo ha scritto il vescovo di Albenga-Imperia, mons. Guglielmo Borghetti, nel messaggio di auguri natalizi intitolato “La Speranza è entrata nel mondo” e ispirato da una riflessione sul Natale di Edith Stein, filosofa ebrea tedesca, fattasi carmelitana da adulta e morta ad Auschwitz nell’agosto del 1942. È venerata come santa Teresa Benedetta della Croce. Nel 1931, nell’abbazia benedettina di Beuron, ella scrisse “Il mistero del Natale”, “una ventina di pagine – annota mons. Borghetti –, dal ritmo meditativo e contemplativo, intrise d’incanto dinanzi al Verbo fatto bambino e sorrette da un amoroso impegno a vivere in pienezza la sequela Christi, la vita come discepolato”. All’approssimarsi del Natale pochi restano indifferenti: “La sola parola – scrive santa Teresa della Croce – sa di incanto, un incanto a cui, si può dire, nessun cuore può sottrarsi. Anche gli uomini di altra Fede e quelli che non ne hanno affatto, per i quali la vecchia storia del Bambino di Betlemme non significa niente, fanno preparativi per la festa e pensano come poter accendere qua e là un raggio di gioia”. Tuttavia, resta una domanda: “Qual è il senso di questa festa?”. “Per noi cristiani – commenta il vescovo – la festa natalizia ha un forte spessore; lo indicano i canti e i testi liturgici dell’Avvento: ‘Stillate, cieli, dall’alto, e le nubi piovano il Giusto! Il Signore è vicino! Adoriamolo! Vieni Signore, e non tardare! Esulta, Gerusalemme, sfavilla di gioia, perché viene a te il tuo Salvatore!’. Poi le grandi antifone del Magnificat (O sapienza, O Adonai, O radice di Jesse, O chiave della città di Davide, O Oriente, O re delle nazioni), che gridano il loro nostalgico e ardente ‘Vieni a salvarci!’”. Gli addobbi e i regali di Natale lasciano insoddisfatti se non sono segni di qualcosa di più grande: “Oggi saprete che il Signore viene – scrive santa Teresa – e domani contemplerete la sua gloria. Sì, quando la sera gli alberi di Natale luccicano e ci scambiamo i doni, una nostalgia inappagata continua a tormentarci ed a spingerci verso un’altra luce splendente, fintanto che le campane della Messa di mezzanotte suonano e il miracolo della notte santa si rinnova su altari inondati di luci e di fiori. ‘E il Verbo si fece carne’. Allora è il momento in cui la nostra speranza si sente beatamente appagata”.
Anche il Natale di quest’anno è accompagnato da notizie di guerra e di crisi internazionale, sia politica che economica, in grado di alimentare forte incertezza e sfiducia nel futuro: “In Terra Santa, in Ucraina, Myanmar e in tante molteplici situazioni di violenza e ingiustizia”, ricorda mons. Borghetti, secondo cui “abbiamo tanta necessità di un uomo umano! Non solo c’è crisi di fede in Dio, oggi c’è crisi anche di fede nell’uomo! Il Natale guarisca le nostre ferite, afferriamoci saldamente alla Speranza incarnata e seguiamola fiduciosi!”. “La Grazia del Giubileo, che il 24 dicembre inizierà, inondi le nostre vite – l’augurio del vescovo –: la Pace annunciata dagli angeli a Betlemme pervada cuori e nazioni e sia balsamo di gioia autentica e duratura. La Speranza è entrata nel mondo e ‘la Speranza non delude’ (Rm 5,5)”.

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