“In questo Natale sentiamo forte il bisogno di chiedere a Dio un segno, e forse anche più di uno”. Parte da questa considerazione il card. Arrigo Miglio, amministratore apostolico di Iglesias, per rivolgere il messaggio augurale alla comunità diocesana per le festività natalizie.
“Il pensiero – spiega il porporato – corre ai paesi in guerra, o meglio alle popolazioni vittime della guerra, guerra che non è più o non principalmente tra un paese e l’altro ma tra i diversi gruppi di potere e così tutti i paesi sono anche vittime della guerra, a cominciare dai bambini. Abbiamo davanti agli occhi le immagini dei bambini morti e feriti di Gaza, ma non dimentichiamo quelli rimasti vittime del 7 ottobre 2023; non possiamo dimenticare l’Ucraina e la Siria, mentre ogni rigurgito di antisemitismo ci riporta le immagini dei bambini deportati nei campi di sterminio”. “Sentiamo il bisogno di chiedere un segno al Signore per tutti i nostri giovani, in primo quelli rimasti vittime sulle nostre strade: ogni angolo della nostra diocesi – osserva il card. Miglio – ha le sue lacrime e i suoi mazzi di fiori collocati lungo la strada, e in particolare questo Natale sarà triste per Iglesias nel ricordo di Aurora e Riccardo. Ma troppi altri sono vittime di una cultura che uccide l’amore per la vita o che non sa trasmettere gioia vera e voglia di vivere”. “Abbiamo bisogno di un segno – aggiunge – anche per tante nostre famiglie, dove lo spettro della perdita del lavoro continua ad essere una nube opprimente, o dove non si riesce più a ritrovare un gesto di amore e di riconciliazione proprio quando sarebbe più necessario essere uniti e forti”.
“L’Angelo della Notte Santa ci risponde con le parole dette ai Pastori: il Segno di gioia e di speranza è quel Bambino fragile e legato in fasce nella mangiatoia”, ammonisce il porporato: “Il segno piccolo, anzi il Segno del Piccolo Bambino, è lì per farci comprendere la differenza tra potere umano e potenza divina, tra quello che possono le persone ‘che contano’ e quello che effettivamente ottengono le ‘persone che non contano’ davanti al Signore. Nel deserto in riva al Giordano la gente chiedeva a Giovanni: ‘Che cosa dobbiamo fare?’. Noi tante volte ci chiediamo: ‘Che cosa possiamo fare?’ e ci sentiamo impotenti e scoraggiati. Abbiamo dimenticato la potenza divina dei piccoli segni e dei piccoli gesti, tanto più forti ed efficaci quanto più rimangono nascosti agli occhi degli uomini”. “Gesti di perdono – conclude il cardinale – nella prossima Giornata mondiale della pace, nodi da sciogliere nell’Anno del Giubileo: una forza divina straordinaria che il Signore mette nelle nostre mani in questo Natale: è il suo dono”.