“Quest’anno il Natale segna anche l’inizio del giubileo, che è un anno dedicato proprio alla speranza. E di speranza abbiamo estremo bisogno in questa nostra terra, segnata da così tanta violenza, odio, ferita da disprezzo e paura”. Si apre così il Messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, diffuso oggi a Gerusalemme. Nel testo il patriarca ricorda che “la vita di Gesù inizia come una vita vissuta per gli altri. Non è venuto per imporre obblighi, come i grandi della terra, come Cesare Augusto che obbligava tutti al censimento. Gesù è venuto per essere un segno di vicinanza, di pace, di relazione rinnovata fra Dio e gli uomini. Un segno posto in una mangiatoia, dove si dispensa cibo, nella città di Betlemme, che significa casa del pane. Un segno che nutre la fame di vita”. Ma, ricorda il cardinale, “il suo non è un venire generico, che non incontra nessuno. Lui viene per incontrare personalmente ciascuno, perché questa è la salvezza, un incontro personale, una relazione reale e viva. Gesù entra nella storia così, come uno che non trova posto, che non si impone, che non esige, che non fa la guerra per trovarsi un posto. Accetta di non avere posto, e va a cercare tutti coloro che, come Lui non hanno un posto nella storia, come i pastori. Lui stesso, la sua vita, diventa la casa, lo spazio di tutti coloro che non hanno posto”. Da qui il ricordo del patriarca dei “tanti ultimi, per i quali sembra non esserci posto nel mondo, come pure ai tanti nostri fratelli e sorelle in questa nostra martoriata Terra Santa, per i quali non sembra esserci un posto, dignità e speranza”. “All’annuncio dell’angelo – sottolinea Pizzaballa – deve seguire una risposta. Una decisione: accogliere oppure no l’invito dell’angelo ad andare a vedere il Salvatore. La risposta, infatti, non è scontata. Gesù viene, ma non impone a nessuno di mettersi in cammino per andare a Lui. Gesù lascia liberi. Ci indica un segno, ma poi si rimette alla nostra libertà. Il Natale – viene ribadito nel messaggio – è il tempo della scelta, se mettersi in cammino verso Colui che viene, oppure no. Anche in questo Natale una possibilità ci è data, di far posto a Colui che non trova posto, per scoprire, poi, che Lui stesso è la nostra strada, la nostra casa, il nostro pane buono, la nostra speranza. E, lungo il cammino – conclude – scopriremo tanti fratelli e sorelle, bisognosi di casa e di pane, come noi, e per i quali fare posto e dare speranza”.