Il presepe vivente di Priscos (provincia di Braga), noto per essere uno dei presepi viventi più grandi e caratteristici d’Europa, viene realizzato quest’anno per stimolare una riflessione sull’inclusione dei migranti e delle minoranze. “Con l’intento di sensibilizzare i partecipanti e i visitatori sulle attuali questioni sociali, l’organizzazione mira a promuovere uno spirito di solidarietà e accoglienza che rifletta il vero significato del Natale”, si legge in una nota dei promotori. Il presepe vivente è stato inaugurato la scorsa settimana e le rappresentazioni sono programmate fino al 12 gennaio. Uno dei momenti “più emozionanti” della nuova edizione è stata la “partecipazione speciale” – il giorno dell’inaugurazione – di una famiglia proveniente dal Congo che ha vissuto l’esperienza della migrazione e “ha superato “molti ostacoli per costruire una nuova vita in Portogallo”, sottolineano i promotori nella nota. La presenza di questa famiglia mirava “non solo ad arricchire la narrazione del presepe, ma anche a umanizzare il tema della migrazione, permettendo ai visitatori di comprendere le storie reali che si celano dietro i numeri e le statistiche”, aggiunge la nota. Il presepe vivente di Priscos coinvolge centinaia di comparse e volontari, molti dei quali residenti nella parrocchia e nelle regioni circostanti. Una parte delle donazioni raccolte dai visitatori sarà destinata a un progetto di sostegno ai detenuti, che trovano anch’essi nel presepe di Priscos un’occasione di reinserimento e riabilitazione. Sotto la guida di un istruttore, un gruppo di detenuti ha infatti partecipato attivamente alla costruzione delle scene.