Giubileo 2025: p. Cucci, “trasmettere la bellezza della speranza cristiana all’uomo di oggi è questione di vita o di morte”

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La Bolla con la quale Papa Francesco ha indetto l’Anno giubilare 2025 è “opportunamente dedicata al tema della speranza. In essa il Pontefice, rivolgendosi a tutte le categorie di persone e situazioni in cui la vita è minacciata, richiama il valore perenne di questa virtù indispensabile, presente in tutti e in tutte le situazioni, ma nello stesso tempo anche fonte di incertezza e delusione, perché legata a ciò che l’uomo non può gestire”. Esordisce così p. Giovanni Cucci, scrittore de La Civiltà Cattolica, nell’articolo di apertura del numero 4.188 della rivista dei gesuiti in uscita sabato ma, come di consueto, anticipato al Sir.
L’indizione del Giubileo, annota Cucci, è per il Papa “un invito a rinnovare la speranza, specialmente nel momento della prova, facendo proprio il passo di san Paolo che dà il titolo al documento, ‘la speranza non delude’ (Rm 5,5)'”. Per il gesuita, “il richiamo a questa dimensione fondamentale della vita cristiana costituisce anche un monito nei confronti del clima culturale odierno, segnato da una progressiva e preoccupante assenza di speranza”.
Nel rievocare la riflessione di Charles Péguy sulla “difficoltà” della speranza, la sorella “piccola” della fede e della carità, Cucci la definisce “una virtù paradossale, sfuggente e da prendere sul serio, difficile da pensare ancora di più nel nostro tempo, che ha fatto del controllo e della programmazione le sue parole d’ordine”. Questa “bambina”, aggiunge, “rimane la grande orfana nella riflessione odierna”. Ma la “piccola speranza”, denuncia, è purtroppo diventata “la Cenerentola non solo della riflessione in sede di scienze umane, ma anche della stessa cultura cristiana”. La teologia, infatti, non “sembra essere molto interessata ad essa”; né in passato, fatta eccezione per san Tommaso, né oggi, come fosse “una bambina davvero difficile da crescere, anche in sede ecclesiale”. Cristianesimo secolarizzat0? Predicazione incentrata solo su argomenti “politicamente corretti”?. La speranza, chiarisce il gesuita, “trova molta resistenza ad essere accolta nell’odierno contesto culturale, perché rimanda a ciò che non è in proprio potere gestire”; essa è “essenzialmente connessa alla fede in Dio”. Oggi, conclude, “è indispensabile restituire il significato autentico della speranza cristiana; trasmetterne la bellezza agli uomini e alle donne del nostro tempo è questione di vita o di morte”.

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