Natale: mons. Perego (Ferrara), “richiama la pace come condizione di vita, ma anche costruzione di una cultura della pace”

“Non possiamo negare che la situazione di guerra attorno a noi genera incertezza, paura, confusione e chiude ancora di più il nostro cuore e non solo i nostri confini”. Lo scrive l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, in un messaggio per il Natale pubblicato sul settimanale diocesano “La Voce di Ferrara”. A Natale gli angeli cantano “la pace in terra agli uomini che il Signore ama”, un “canto che risuonerà ancora in tutte le nostre chiese. E sono tutti gli uomini e le donne i destinatari. Ma molti uomini e donne – scrive il presule – in molte parti del mondo – dalla vicina Ucraina, al Myanmar, al Sud Sudan – vivono in situazione di guerra, di conflitto, di violenza e sognano la pace. Anche a Betlemme, nella Terra Santa dove Gesù nacque, c’è guerra. Il canto del Gloria a Natale è soprattutto per loro”. Di fronte alle ingenti somme di denaro spesi negli armamenti  il Natale è “una provocazione anche per noi, per la nostra cultura di difesa armata, per la crescita della spesa degli armamenti anche nel nostro Paese, per il moltiplicarsi di armi nelle nostre case che generano sempre più violenze, per le parole armate di odio che attraversano i quartieri e le città”, sottolinea mons. Pergo aggiungendo che il Natale “richiama la pace come condizione di vita, ma anche la costruzione di una cultura della pace, di parole e di scelte di pace nella vita quotidiana, sociale, culturale e politica. Un Natale disarmato, è un Natale dove cresce la gioia, la serenità, la fiducia, il dialogo, il rispetto, valori che generano comunità,
risanano la città aperta delle relazioni e la città nascosta dei social. La Vita che nasce a Natale è avvolta da canti di pace. Il Figlio che nasce a Natale, Gesù Cristo, è il Re della pace. Che questa pace – conclude – entri nelle nostre case, nelle nostre comunità, nella nostra città come dono di questo Natale e trasformi la nostra vita e ciascuno di noi in ‘artigiani di pace'”.

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