E’ diminuito sui quotidiani italiani l’uso di termini stigmatizzanti come “clandestino”. Il termine stigmatizzante “clandestino” è apparso 1.772 volte nei titoli della stampa italiana tra il 2013 e il 2024, con un picco nel 2017 e 2018, e una successiva tendenziale riduzione. Nei primi 10 mesi del 2024, il termine è stato usato 37 volte, pari all’1% del totale dei titoli. Una notizia positiva – frutto di iniziative di sensibilizzazione e formazione – è che l’uso di espressioni come “extracomunitario”, “vu cumprà”, “zingaro”, e “nomade” è diminuito negli anni dal 5% nel 2014 all’1% tra il 2022 e il 2024. E’ quanto emerge dal XII Rapporto Carta di Roma presentato oggi a Roma. L’associazione tra immigrazione e criminalità è meno centrale che in passato, “sebbene con significative differenze tra i media”. I media continuano comunque a rappresentare le migrazioni come una “crisi permanente”, con un linguaggio allarmistico che registra una presenza relativamente costante di parole come “emergenza”, “crisi”, “allarme”, e “invasione” (5.728 occorrenze) nel periodo 2013-2024, anche se con una lieve diminuzione nell’ultimo anno. La migrazione è principalmente presentata come questione politica, con “toni polarizzanti e un lessico rigido che enfatizza i contrasti”.