“Il venire in chiesa è autentico quando ci rilancia fuori dalla chiesa con un rinnovato desiderio di bene accresciuto e vivo. Desiderio di seguire Gesù e di portarlo dove conduciamo ordinariamente la nostra vita, con l’impegno serio a correggere le distorsioni dei nostri atteggiamenti e dei nostri comportamenti, passando come lo Zaccheo evangelico, dal curarci solo dei nostri interessi e del nostro privato al dedicarci anche agli altri”. Lo ha affermato questa sera mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, in occasione del 91° anniversario della Dedicazione della cattedrale di San Marco in Latina e del 92° Natale della Città di Latina.
Dopo aver ricordato che “siamo Chiesa dovunque, anche fuori da un luogo sacro come questo”, il presule ha sottolineato che “siamo grati per questo segno e per questo luogo, che racchiude in sé il senso del nostro essere Chiesa e del nostro essere cristiani, attorno al vescovo, espressione dell’identità apostolica della nostra fede, il quale ha qui la sua cattedra, il luogo simbolico della sua presidenza, del suo insegnamento, della sua guida”.
Mons. Crociata ha poi rilevato che “ci sono due categorie di persone che nella nostra città abbisognano più di altre di attenzione e di cura”. “La prima categoria – ha spiegato – è quella dei bambini, dei ragazzi e dei giovani. Ad essi ci preoccupiamo di dare materialmente tutto il necessario. Purtroppo non tutti essi dispongono dei beni essenziali in uguale misura, considerata anche la fragilità e l’indigenza di tante famiglie”. “Accanto al benessere materiale bisogna aggiungere almeno un altro tipo di bene non meno necessario, e cioè l’educazione”, ha ammonito il vescovo, secondo cui “le nuove generazioni hanno bisogno prima di ogni altra cosa di modelli. Perciò la questione seria è quale genere di adulti i bambini, i ragazzi e i giovani di oggi trovano accanto a sé, in famiglia, a scuola, nelle parrocchie, nella società”. “Che modelli umani e cristiani siamo noi adulti?”, la domanda di mons. Crociata che ha aggiunto: “Una seconda categoria di persone” bisognose di attenzione e cura “sono i poveri, i bisognosi di vario genere, i senza tetto, italiani e stranieri. Bisogna prendere atto dell’impegno molteplice che nella nostra città viene sviluppato, oltre che dalle istituzioni o dalla Caritas anche da associazioni e gruppi di varia ispirazione”. “Tuttavia – ha rilevato – il problema mantiene un livello di bisogni sempre molto alto. Bisognerebbe promuovere un’alleanza sempre più coinvolgente tra quanti operano a favore delle fasce più povere della comunità, tra istituzioni e volontariato, tra organismi associativi e privati”. “È una pena vedere gente che vaga o staziona nell’inedia o che vive di accattonaggio”, ha commentato mons. Crociata, per il quale “un’opera sociale veramente efficace può essere solo quella che coinvolge e risveglia interesse e motivazione nelle stesse persone bisognose, perché – oltre ogni assistenzialismo – ognuno impari a fare qualcosa di buono, anche poco, della propria vita e del proprio tempo. Una cultura dell’impegno e dell’operosità è ciò di cui abbiamo bisogno un po’ tutti, non solo poveri e indigenti, ma anche giovani e adulti tutti, tra cui molti che spesso, se hanno un lavoro, lo usano per far passare il tempo e non per fare ciò che sarebbe richiesto e necessario”. Ricordando infine che il prossimo 29 dicembre si aprirà in cattedrale l’Anno giubilare, il vescovo ha esortato: “È un tempo di grazia, un tempo di risveglio e un tempo di speranza, quello che ci attende. Non facciamolo passare invano!”.