La consegna del Premio Sakharov 2024 per la libertà di pensiero, assegnato ai leader dell’opposizione in Venezuela, María Corina Machado e al Presidente eletto Edmundo González Urrutia, è stato anche il momento per conoscere meglio i finalisti e le loro storie, testimonianza dell’impegno nei confronti dei diritti umani che, come sottolineato in apertura del seminario appositamente svolto per i giornalisti, non possono essere dati per scontati in questo momento storico. La pace tra Israele e Palestina e la situazione in Azerbaijan, le due questioni sollevate durante la conferenza con le testimonianze di chi è impegnato in prima persona. “La guerra entra nelle nostre case senza chiedere il permesso e le prime vittime sono i bambini che non c’entrano nulla, sono vittime innocenti”, le parole di Ms Reem Al Hajajra, rappresentante di “Women of the Sun”, movimento femminista palestinese impegnato nel cercare di aumentare la partecipazione politica e il processo decisionale delle donne, chiedendo il riconoscimento della legge per ottenere l’indipendenza delle donne dal punto di vista sociale, politico ed economico, lavorando per costruire una generazione intellettualmente e culturalmente a sostegno dei diritti delle donne. “Chiediamo un tavolo tra Palestina e Israele con la presenza delle donne per chiedere la pace”, questa la dichiarazione di Ms Reem Al Hajajra che ha chiesto l’attuazione della Risoluzione 1325 delle Nazioni unite su “Donne, pace e sicurezza” che riconosce e valorizza il contributo delle donne, promuovendo la loro partecipazione, “vogliamo costruire ponti di pace che partano dal basso e arrivino fino ai nostri leader”. Un impegno per la pace che vede la partecipazione di “Women Wage Peace”, movimento pacifista israeliano apartitico che mira a dare potere alle donne per una negoziazione utile a porre fine al conflitto israelo-palestinese. “Vogliamo dare l’esempio su come gestire un processo di pace”, ha dichiarato Ms Pascale Chen, la rappresentante del movimento israeliano che chiede la fine della guerra, il rilascio degli ostaggi ed il termine dell’assedio di Gaza per l’invio di aiuti umanitari, “il nostro lavoro insieme non può interrompersi perché non abbiamo alternative. Non vogliamo smettere di lavorare assieme per la pace. È il momento di riconoscere che le donne sono una forza per la pace”.