Brasile: nello Stato del Maranhão raccolta di firme contro dispersione dei pesticidi. Dom Pastana al Sir, “coinvolgimento della Chiesa è fondamentale”

Nell’Unione europea, la dispersione aerea dei pesticidi e altri agenti chimici utilizzati nell’agricoltura intensiva è vietata dal 2009. Non è così in Brasile, dove l’unica eccezione, è costituita finora dallo Stato nordorientale del Ceará. A chiedere un’inversione di tendenza, in modo concreto, è la stessa Chiesa, che dalla regione Nordest 5 della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), coincidente con lo Stato settentrionale del Maranhão, ha preso l’iniziativa, promuovendo, assieme ad altri organismi ecclesiali e della società civile, una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che metta al bando la dispersione aerea di pesticidi. Il Maranhão, in questo contesto, è uno Stato chiave. Basti pensare che dei 182 casi di contaminazione da pesticidi nelle comunità nella prima metà di quest’anno, in Brasile, 156 erano nel Maranhão, secondo i dati diffusi dalla Commissione pastorale della terra (Cpt). Evidenzia al Sir dom Gilberto Pastana de Oliveira, arcivescovo di São Luís (capitale dello Stato) e presidente della Regione Nordest 5 della Cnbb: “La dispersione aerea dei pesticidi causa molti problemi di salute per la popolazione – prosegue l’arcivescovo -, aumentando la mortalità delle popolazioni colpite a causa della tossicità dei prodotti utilizzati, poiché la deriva dei pesticidi irrorati per via aerea può arrivare fino a 32 km, oltre alla contaminazione delle risorse idriche, che può causare impatti fino a mille chilometri di distanza dal sito di applicazione”. Aggiunge l’avvocato Guillherme Zagallo, il legale che sta coordinando la campagna: “Gli effetti dell’uso di agenti chimici in agricoltura può essere avvertito per decenni, queste sostanze di infiltrano nelle falde acquifere, e spesso residui si queste sostanze possono essere presenti negli alimenti”. “La proposta di legge di iniziativa popolare – prosegue dom Pastana – si propone, in primo luogo, di favorire e incoraggiare la riflessione sulla gravità della situazione, in modo che tutti coloro che saranno interessati dal processo possano partecipare consapevolmente. In secondo luogo, di coinvolgere tutti i leader nella raccolta di firme per raggiungere il numero richiesto dalla legge. Secondo l’arcivescovo, “il coinvolgimento della Chiesa non è solo importante, è fondamentale. È una questione di impegno verso la nostra fede cristiana. La nostra è una fede incarnata, che deve illuminare la realtà della vita. La terra è la nostra casa comune, dove tutte le cose sono profondamente interconnesse, in un rapporto di interdipendenza”.

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