“La pietà popolare, esprimendo la fede con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa e spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso a conclusione del congresso sulla religiosità popolare nel Mediterraneo ha citato Blaise Pascal, “che in un dialogo con un interlocutore fittizio, per aiutarlo a capire come giungere alla fede, dice che non basta moltiplicare le prove dell’esistenza di Dio o fare sforzi intellettuali; piuttosto, bisogna guardare a coloro che sono già progrediti nel cammino, perché essi hanno iniziato a piccoli passi, ‘prendendo l’acqua benedetta, facendo dire delle messe’”. “Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi”, ha commentato Francesco: e quindi in essa “è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo, che lavora nel santo popolo fedele di Dio”. “Una pietà popolare che non è festiva non ha un buon odore, non viene dal popolo: è come una pietà distillata”, l’aggiunta a braccio.