Consiglio d’Europa: Comitato anti-tortura sui Cpr in Italia, dubbi su centro in Albania. La risposta di Roma

Seguono una serie di osservazioni critiche circa gli aspetti sanitari. La relazione conclude che “in relazione alle pessime condizioni materiali, all’assenza di un regime di attività, all’approccio sproporzionato alla sicurezza, alla qualità variabile dell’assistenza sanitaria e alla mancanza di trasparenza nella gestione dei Cpr da parte di appaltatori privati, mettono in discussione l’applicazione di tale modello da parte dell’Italia in un contesto extraterritoriale, come in Albania”.
Nella loro risposta, le autorità italiane forniscono informazioni dettagliate sul funzionamento degli sforzi extraterritoriali per trattenere i migranti nei centri sul territorio albanese, con “particolare riferimento alla valutazione della loro vulnerabilità”. Inoltre, le autorità italiane indicano che “i casi di maltrattamento fisico descritti nella relazione non sono stati oggetto di indagini penali e che sono state effettuate diverse ispezioni dalle autorità sanitarie presso il Cpr di Potenza in relazione alla pratica di una presunta eccessiva medicazione diffusa delle persone detenute”. Vengono inoltre fornite informazioni dettagliate sulla progettazione e la disposizione dei Cpr e alcuni elementi carcerari e di sicurezza sono giustificati alla luce dell’elevato tasso di vandalismo da parte della popolazione detenuta. La risposta contiene anche informazioni sulle ispezioni effettuate dal ministero dell’Interno presso vari Cpr per verificare gli standard delle condizioni materiali e dei livelli di personale. Qui sintesi del rapporto.

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