Decreto sicurezza: associazioni rete Libera, “indebolisce gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli”

“Il ddl 1236, già passato in prima lettura alla Camera e ora in discussione al Senato, fa parte di un’idea pericolosa di giustizia che si va delineando in questi mesi: indebolisce gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e rafforza i reati penali nei confronti dei più deboli. Il decreto prevede l’introduzione di una serie di nuovi reati, nonché molte circostanze aggravanti a reati già esistenti, che vanno deliberatamente a colpire l’area della manifestazione del dissenso e le sue modalità di espressione, specie nei luoghi, e tra le persone, ove più acutamente emergono disagio, diseguaglianza, povertà, e dove pertanto è più probabile che tale dissenso si esprima in pubbliche manifestazioni di protesta. Questo provvedimento si inserisce in un disegno più ampio che mira a ridurre lo spazio democratico e delegittimare chi sceglie di opporsi pacificamente a decisioni inique”. Lo scrivono le associazione della rete di Libera in un documento per ribadire la netta contrarietà al #DecretoSicurezza in discussione al Senato.
“Il ddl sicurezza ha un’idea di sicurezza concentrata sulla creazione di nuovi reati che puniscono severamente chi arriva nel nostro Paese, chi dissente e protesta per i propri diritti, per il proprio futuro, in difesa dei beni comuni e del Pianeta. Non sembra una legge sulla ‘sicurezza’, ma piuttosto un provvedimento diretto a infondere paura. Negando il dissenso e reprimendo forme di manifestazione pacifica si spinge chiunque si trovi in una situazione di svantaggio a non sentirsi più legato da alcun patto sociale, con il rischio di conseguenze gravi per la convivenza democratica”, scrivono le associazioni nel documento, che sottolineano: “Una proposta di legge rivolta in primis a chi lotta per la giustizia ambientale, alle studentesse e agli studenti che difendono il diritto a scuole e università pubbliche, alle lavoratrici e ai lavoratori che per difendere il posto di lavoro scelgono di fare picchetti, blocchi o iniziative legittime. Più grave ancora è che si vieterà ai migranti cosiddetti irregolari l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della sim telefonica al possesso del permesso di soggiorno. Inoltre, suscita allarme l’articolo 31 della norma, che aumenta i poteri dei Servizi di informazione per la sicurezza, in ordine all’estensione delle condotte di reato per le quali non sono imputabili, consentendo agli operatori di ampliare la propria azione, anche accedendo alle banche dati delle Procure e di altri organismi nevralgici dello Stato, con l’esclusiva autorizzazione del presidente del Consiglio dei ministri. Molti dei familiari delle vittime innocenti di mafie e terrorismo ad oggi non conoscono la verità proprio a causa di depistaggi dei servizi segreti deviati”.
“Noi abbiamo un’altra idea di sicurezza. Quella chiesta nelle piazze dalle donne che denunciano le troppe vittime di femminicidio; la sicurezza che invocano le lavoratrici e i lavoratori che continuano a morire sui luoghi di lavoro; quella di coloro che chiedono in primis sicurezza sociale e misure di welfare che rispondano ai bisogni primari – concludono le associazioni -. Il ddl 1236 è un tassello pericoloso che rischia di minare i principi chiave della nostra democrazia. A minor Stato sociale corrisponde più Stato penale, mettendo in luce la natura selettiva delle scelte rivolte a colpire prevalentemente ‘gli esclusi’. La sicurezza sottesa al disegno legge è declinata come ordine pubblico, in un’accezione repressiva, distante dal disegno costituzionale. Le leggi devono tutelare i diritti, non il potere. Devono promuovere la giustizia sociale, non le disuguaglianze e le discriminazioni. Nessun decreto può mettere il bavaglio ad espressioni di libertà, sacre in democrazia, in un’epoca in cui rischiamo di essere schiacciati dal cinismo e dall’indifferenza. A questa idea ci opponiamo, mobilitandoci come è nel nostro Dna: quello non violento, di chi opera nei territori per costruire una società fondata sulla giustizia sociale ed ambientale”.

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