Conflitti: don Sacco (Pax Christi), “32 anni fa la marcia dei 500 a Sarajevo con don Tonino Bello. La scelta delle armi non porta alla pace”

Don Tonino Bello - (foto: Osservatorio Balcani)

“Sono felice che l’idea della marcia di pace a Sarajevo si realizzi… Non porteremo con noi nessun’arma se non quella della nostra caparbia, indistruttibile, santissima convinzione che la pace difficilmente può nascere come esito dell’azione di eserciti agguerriti…”. Così scriveva don Tonino Bello, poche settimane prima della marcia dei 500 a Sarajevo, dal 7 al 13 dicembre 1992. “Avevamo scelto di andare, disarmati, a Sarajevo sotto assedio da nove mesi, per celebrare con quelle persone la giornata del 10 dicembre: Dichiarazione universale dei diritti umani (1948). Quanti diritti calpestati e violati anche oggi. Addirittura parlare di diritti umani in alcuni casi viene mal tollerato. ‘Ci sono cose più importanti dei diritti umani…’”. Lo scrive don Renato Sacco, di Pax Christi Italia, sulla rivista on line Mosaico di pace. “Ricordare quell’esperienza a Sarajevo serve per guardare avanti – afferma don Sacco -. Non tanto per chiedersi cosa direbbe oggi don Tonino Bello o don Luigi Bettazzi, anche lui tra i 500. Ricordare quell’esperienza è occasione per ribadire oggi che la scelta delle armi non porta alla pace”. Sì, prosegue, “è davvero faticoso oggi mettere sul tavolo una riflessione la nonviolenza (ti accusano di volere solo agitare margherite..). E infatti nelle scuole ci vanno i militari per educare alla guerra. È davvero faticoso parlare di convivialità delle differenze… (ti accusano di voler fare entrare in Italia tutta l’Africa.. e il governo ha progettato la deportazione in Albania)”. “È davvero faticoso, anche nella Chiesa, poter parlare di difesa nonviolenta – conclude -. E ricordare quelle parole di don Tonino così profeticamente attuali: ‘Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati!’”.

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