Madonna di Loreto: mons. Gambelli (Firenze), “siamo chiamati a volare verso la casa di Dio”

“In questa celebrazione desidero rivolgere un pensiero particolare alle famiglie delle vittime dell’esplosione avvenuta ieri nel deposito Eni di Calenzano, esprimere le mie condoglianze per i defunti, la mia vicinanza ai feriti, la mia riconoscenza ai soccorritori. Li ricordiamo tutti nella preghiera affidandoli all’intercessione della Beata Vergine Maria”. Con un pensiero alla tragedia a Calenzano, mons. Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, ha iniziato l’omelia della messa presieduta stamattina nella basilica di Santa Croce per la festa della Madonna di Loreto, patrona dell’Aeronautica militare e degli aviatori.
Il “fiat” (sia fatta la sua volontà) di Maria, in risposta alle “parole rivelatrici dell’arcangelo Gabriele”, ha osservato il presule, “è un fiat non sciocco, non superficiale, ma motivato, consapevole e profondo a Dio, l’Amico e lo Sposo fedele, l’unico Salvatore e Signore del mondo e della storia. Fare la volontà di Dio è lo stile del cristiano consapevole, come ci dice Gesù, che, richiesto dagli apostoli di insegnare loro a pregare, ci consegna il Padre nostro che ha questa invocazione centrale ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra'”.
Ancor prima che “il suo Figlio Gesù prenda carne nel suo corpo e venga alla luce”, “Maria è già la sua perfetta discepola e già lo segue nella via di una libertà che diventa dono e disponibilità piena e libera della sua vita per Dio e per gli uomini, come ci ha ricordato il racconto dell’Annunciazione”.
Mons. Gambelli ha evidenziato: “In quella casa di Nazareth si decise del destino dell’umanità, si posero le basi della Redenzione degli uomini, della nostra salvezza. La Vergine della Santa Casa di Nazaret, la Vergine di Loreto, patrona degli aviatori, è la Vergine di quella casa, che è la casa del sì; del sì di Maria, ma anche – e ancora di più – del sì che il suo stesso Figlio, Gesù, continuamente ha detto a Dio suo Padre, vivendo la comunione con gli uomini; e del sì che ognuno di noi è chiamato a pronunciare nelle scelte essenziali della nostra vita”.
L’arcivescovo ha sottolineato: “Il sì di Maria, il sì di ogni cristiano è un vero e proprio ‘volo’ che siamo chiamati a fare, per elevarci al livello di Dio e poter fare la sua volontà”.
Per il presule, “siamo chiamati a volare in alto. Il volo dell’aquila diviene come la metafora della vita. Noi siamo chiamati a volare verso la casa di Dio, dove si trova il compimento di tutto. Quando siamo stati battezzati, noi cristiani in qualche modo abbiamo spiccato il volo.
Maria non ha esitato a spiccare il volo quel giorno nella santa casa di Nazareth. È lei che oggi ci richiama, quindi, la vocazione a volare alto con il nostro spirito e la nostra vita, con le ali della fede, della carità e della speranza”. “Volare alto – ha concluso – significa anche essere capaci di sollevare il capo e guardare al luogo dove sta la salvezza, dove sta la risposta: la dimora di Dio. Non dobbiamo aver paura di stare in alta quota. Solo così possiamo guardare meglio alla nostra esistenza, al mondo che ci circonda, perché ci si solleva sino allo sguardo di Cristo sulla vita e sulla storia”.

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