La Chiesa cattolica in Austria ha già attuato molte delle richieste avanzate all’ultimo Incontro mondiale dei vescovi sul tema della sinodalità, ma dovrebbe diventare ancora più sinodale. Lo si legge in una dichiarazione seguita all’assemblea della Conferenza episcopale, terminata ieri presso il monastero di Gut Aich. Il documento finale del Sinodo contiene “numerosi punti che devono ancora essere ripresi e attuati nella Chiesa in Austria”. Ciò colpisce in particolare le diocesi, che ora hanno la responsabilità principale di proseguire il lavoro. L’obiettivo – si legge nel titolo della dichiarazione dei vescovi – è la “conversione verso una Chiesa sinodale al servizio del popolo”. Nel documento presentato nel corso dell’odierna conferenza stampa, i vescovi austriaci affermano che “sostengono pienamente i risultati del processo sinodale globale e vogliono metterli in pratica in Austria”. I vescovi vogliono rafforzare ulteriormente la presenza e il ruolo di leader delle donne: la richiesta del Sinodo mondiale per più donne nelle posizioni di leadership della Chiesa corrisponde alla decisione dell’episcopato locale di aumentare la percentuale di donne ai massimi livelli di leadership.
Nel corso della conferenza stampa, il presidente mons. Franz Lackner, arcivescovo di Salisburgo, ha parlato dell’Anno Santo 2025, comunicando che la funzioni diocesane di apertura del Giubileo avranno luogo il 29 dicembre nelle chiese cattedrali di tutta l’Austria. “Noi vescovi invitiamo i fedeli a compiere un pellegrinaggio a Roma, a visitare le Porte Sante e le tombe degli Apostoli e a ricevere i sacramenti e le indulgenze. Chi non può farlo, avrà regolarmente l’opportunità di avere colloqui spirituali, confessarsi e ricevere indulgenze in chiese e luoghi santi in questo Paese nel prossimo anno”.
I vescovi hanno inoltre rilanciato l’appello per la pace in Terra Santa e la condanna degli attacchi ai tifosi del Maccabi Tel Aviv, ieri a Amsterdam: “Questa guerra non porta sicurezza e pace né agli israeliani né ai palestinesi. La violenza è sempre seguita da altra violenza”. “Come cristiani abbiamo il dovere di sostenere e raggiungere tutte le vittime della violenza, del terrore e dell’ingiustizia”. I vescovi rivolgono le loro preghiere “anche per i cristiani in Terra Santa, per coloro che sono intrappolati in condizioni inimmaginabili a Gaza, per coloro che soffrono in Cisgiordania, per coloro che sono vittime della guerra in Libano e per coloro che in Israele sono colpiti dall’escalation di violenza. Non possiamo rimanere indifferenti al loro destino e alla sofferenza di tutta la popolazione locale”.