Associazionismo sociale: Rapporto Iref, “partecipazione civica tradizionale in calo” ma “numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani, sono punti di riferimento per coesione sociale”

Sebbene la partecipazione civica tradizionale sia in calo, esistono numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani e dotate di una struttura flessibile e digitalizzata. Questi nuovi gruppi rispondono ai bisogni specifici delle comunità locali, diventando punti di riferimento per la coesione sociale e affrontando tematiche come l’inclusione, la sostenibilità ambientale e il supporto alle fasce più vulnerabili. Tale “reinvenzione del locale” dimostra come l’associazionismo sia in grado di adattarsi alle sfide contemporanee, colmando le lacune istituzionali e offrendo soluzioni concrete ai problemi del territorio. È quanto emerge dal decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli (Iref) presentato ieri al Circolo Acli Lambrate. Intitolato “La prospettiva civica” (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli) e disponibile nelle librerie dal 19 novembre, il volume offre un’analisi innovativa e approfondita del mondo associativo italiano e si pone come un importante strumento di riflessione su come l’associazionismo stia evolvendo in Italia, esplorando le nuove forme di partecipazione e il ruolo delle organizzazioni sociali in un contesto di profonde trasformazioni economiche e politiche.
La ricerca si è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, “La prospettiva civica” si propone di esaminare il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.
Un altro tema centrale analizzato è la difficoltà che molte micro-associazioni informali incontrano nell’adeguarsi ai requisiti introdotti dalla recente Riforma del Terzo settore, che ha stabilito norme più rigide per il riconoscimento delle associazioni. Ciò ha creato una spaccatura: da un lato, gli Ets (Enti del Terzo settore) formalmente riconosciuti e in grado di co-progettare con le istituzioni; dall’altro, gruppi e micro-associazioni più informali, che rimangono esclusi dal Registro nazionale e, di conseguenza, dai benefici della riforma.

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