“Il servizio pubblico vede rinnovata la straordinaria missione di essere riconosciuto fonte affidabile per i cittadini che con il pagamento del canone lo sostengono, permanendo intatta la sua responsabilità soltanto verso di loro, per essere cornice di libertà e spazio di inclusione, dove originalità, professionalità, innovazione, pluralismo e non spartizione, possano continuare a dispiegarsi senza abusi”. Lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato alla presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Barbara Floridia, in occasione degli Stati generali del Servizio pubblico.
Il Capo dello Stato ha ricordato che quest’anno “ricorre il 70° anniversario della nascita della società Rai-Radiotelevisione italiana, che avviò, dal 3 gennaio del 1954, la sua attività di servizio pubblico. Un’esperienza peculiare, ideata e voluta come servizio pubblico perché un medium così influente fosse al servizio della collettività, per arricchire la vita culturale della Repubblica, contribuendo alla identità democratica del Paese”. “Una formula che, nel tempo, ha preso forma in molti paesi europei, sempre più numerosi, che si confrontano nell’European Broadcasting Union, la principale alleanza mondiale dei media del servizio pubblico”, ha proseguito Mattarella, sottolineando che “nella diversità delle singole esperienze nazionali, i media del servizio pubblico contribuiscono ad animare la vivacità del pluralismo, con l’autorevolezza che deriva dal proposito di essere riconosciuti dai cittadini come fonte ispirata da valori di indipendenza, autonomia, libertà e molteplicità di voci”. “Principi che – ha osservato – il nuovo Regolamento dell’Unione europea per la libertà dei media intende tutelare anche nel cambio d’epoca determinato dalle trasformazioni tecnologiche, per fa sì che i media dei servizi pubblici possano continuare a svolgere la loro missione nel nuovo contesto”.
Il presidente ha poi notato che “mai nel passato la potenza della techne ha investito nei termini odierni l’intero sistema dell’informazione e la dimensione sociale e, dunque, democratica, di ogni cittadino”. Per cui, “in un tempo in cui la definizione del nostro orizzonte quotidiano passa attraverso algoritmi, per loro natura riduttivi della realtà a visioni conflittuali, il servizio pubblico di informazione ha il dovere di proporsi come strumento che ritrae e interpreta criticamente la complessità della realtà autentica, essenziale per percorsi di partecipazione democratica”.