Università: Roma, il 13 novembre l’inaugurazione dell’anno accademico della Pul, con Giacomo Poretti

Saranno il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e l’attore Giacomo Poretti, noto al grande pubblico come componente del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo, i protagonisti dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2024-2025 della Pontificia Università Lateranense, in programma mercoledì 13 novembre alle 11, nell’Aula Magna dell’Ateneo del Papa. Il rettore della Pul, mons. Alfonso V. Amarante, presenterà la relazione dell’Anno Accademico 2023-2024. In particolare Giacomo Poretti proporrà un suo monologo intitolato “Per far un’anima”, che raccoglie riflessioni su un “organo” che i manuali di anatomia non contemplano, ma di cui si parla da sempre: quando si sviluppa l’anima in un essere vivente? Esiste realmente o è solo una chimera, un desiderio? Oppure è così infinitesimale che non la si vede nemmeno con il più grande scompositore di particelle? E alla fine, anche se la scovassimo, l’anima a che serve? Cosa ce ne facciamo? O meglio, cosa vorrebbe farne lei di noi? “Il progetto – spiega Giacomo – mi frullava in testa da quando è nato mio figlio Emanuele. In quell’occasione venne a trovarci in ospedale un anziano sacerdote che mia moglie ed io conoscevamo bene. Si complimentò con noi e ci disse: bene, avete fatto un corpo, ora dovete fare l’anima. Questa frase mi è rimasta dentro per molto tempo, si è sedimentata finché non mi sono deciso ad affrontare la questione, un compito certo non facile”. “Ho usato il linguaggio dell’umorismo e dell’ironia – sottolinea l’attore e autore del monologo – e mi sono posto un sacco di domande. Come nasce l’anima? Spunta coi dentini da latte? O dopo? Quanto incide una corretta alimentazione a farla crescere? E, nel caso, sarebbe meglio una dieta iperproteica o senza glutine, oppure povera di sodio? Ma l’anima esiste davvero o è una nostra invenzione? E ancora: è una parola da mandare in pensione o i tempi complicati che stiamo attraversando la rendono più che mai ineludibile?”.
Anima, dice Poretti, “è una parola che rischia l’estinzione, a fianco dei vocaboli moderni, più chiassosi e sguaiati. E poi – prosegue Giacomo – a pensarci bene a cosa serve un’anima? Nessuno ti chiede di esibirla: quando ti fermano i carabinieri si accontentano di patente e libretto, se fai acquisti su internet bastano carta di credito e mail. L’anima sembra la cosa più antimoderna che possa esistere, più antica del treno a vapore, più vecchia del televisore a tubo catodico, più demodè delle pattine da mettere in un salotto con la cera al pavimento; lontana come una foto in bianco e nero, bizzarra come un ventaglio, eccentrica come uno smoking e inutile come un papillon”. Eppure… C’è un grande “eppure” nel monologo che verrà proposto in occasione del Dies Academicus della Pul. Occasione per riflettere su una parola forse desueta, sicuramente scomoda, ma a dispetto di tutte le apparenze, ancora importantissima.

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