Rapporto Migrantes 2024: mons. Perego, “Un dibattito della cittadinanza è una necessità culturale, politica e sociale”

(Foto Calvarese/SIR)

“Il tema era stato scelto, perché da quasi vent’anni nell’ambito ecclesiale, talora in collaborazione con altri mondi associativi, è maturata una riflessione politica, sociale, pastorale e culturale sul tema, ritenendo che la mobilità crescente delle persone chiede una riflessione rinnovata sulla cittadinanza che, naturalmente tocca anche l’istituto giuridico della cittadinanza, in Italia regolato dalla legge 91del 1992, una legge che guardava ancora più agli emigranti che agli immigrati. Dal 1992 ad oggi in Italia è cambiata”. Sono queste le parole di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes, intervenuto questa mattina a Roma alla presentazione della XIX edizione del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Sono 4 milioni in più il numero degli immigrati provenienti da quasi 200 nazionalità diverse, ma è cresciuta di oltre un milione e mezzo di persone negli ultimi 10 anni anche l’emigrazione italiana, soprattutto nel contesto europeo. “Non è possibile che la politica non riconosca i cambiamenti che stanno avvenendo nella polis, nella città, ma debbono interpretarli e governarli con strumenti idonei e non pregiudiziali, per evitare che questa mobilità – da tutti riconosciuta come uno dei fattori necessari per la vita del Paese – rallenti o si fermi generando abbandoni e cambiamenti di progetti migratori che portano a povertà e insicurezza sociale”. Cittadinanza italiana, cittadinanza europea e cittadinanza globale nell’intervento del presidente di Fondazione Migrantes, che ha parlato di una riforma per risolvere una questione non di semplice risemantizzazione, ma di una reale e nuova condizione di vita che chiede un riconoscimento. “Un dibattito della cittadinanza è una necessità culturale, politica e sociale anche per gestire la conflittualità e chiede anche un ripensamento normativo che sappia andare incontro al cambiamento e alla diversità senza negare i diritti fondamentali, ma estendendoli e facendoli diventare la base per la costruzione del mondo di domani, che sarà sempre più in movimento”.

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