“La legge di Bilancio deve dare una risposta significativa ed efficace alla povertà assoluta, che nel nostro Paese è diventata strutturale e coinvolte una percentuale di persone e famiglie mai così alta. Eppure, finora non sono previste risorse all’altezza di questa sfida, nel disegno di legge in discussione”. È quanto ha riferito Alleanza contro la povertà in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio dei due rami del Parlamento, lunedì 4 novembre. Innanzitutto, ha ricordato “i numeri allarmanti, certificati da Istat solo poche settimane fa: l’8,4% delle famiglie italiane è in povertà assoluta (2,2 milioni), mentre gli individui in tale condizione sono il 9,7% (5,7 milioni). Non arretra neanche la povertà relativa, che oggi coinvolge oltre 1 famiglia su 10, ovvero 8,5 milioni di individui”.
“In questo contesto siamo allarmati dalla scelta del governo già compiuta di ridurre le risorse destinate al contrasto alla povertà – ha detto il portavoce nazionale, Antonio Russo -. L’assegno d’inclusione (Adi) introdotto quest’anno non risponde più al fondamentale principio dell’universalismo selettivo, che caratterizza una misura di reddito minimo. Si tratta invece di una misura categoriale, poiché riservata alle sole famiglie che includano minori, disabili, anziani. Riteniamo quindi prioritario il ripristino di una misura universalistica, capace di supportare chiunque si trovi in condizione di povertà”.
Alleanza contro la povertà ricorda poi che il Fondo di finanziamento dell’Adi è stato ridotto nel 2024 prima di 200 milioni, poi di ulteriori 100 milioni. “Questo sembra mostrare da un lato che le risorse stanziate non verranno utilizzate appieno perché il “’tiraggio’ della nuova misura è al di sotto di quanto previsto, dall’altro che le risorse risparmiate non verranno usate a rafforzamento della misura stessa, ovvero avranno un impiego diverso da quello di contrasto diretto della povertà”, ha riferito Russo. Preoccupanti infatti i dati dell’Osservatorio Inps sull’impatto dell’Adi nel primo trimestre: “Se prendiamo coloro che hanno ricevuto almeno una mensilità del beneficio (695.127 nuclei) e li paragoniamo con coloro che avevano ricevuto almeno una mensilità del Reddito di cittadinanza nel medesimo periodo del 2023 (1.324.104 nuclei), vediamo che sono poco più della metà (52,5%)”, ha fatto notare Russo.